Visita di Mussolini a Palermo nel 1937 |
Il
18 ottobre del 1938 il Gran consiglio del fascismo varò le leggi le leggi
razziali in conseguenza delle quali anche
cinque docenti dell’Università di Palermo, colpevoli solo di essere ebrei,
vennero espulsi dall' Ateneo, in osservanza dei due decreti legge del ministro
Giuseppe Bottai approvati il 2 settembre che sancivano l' espulsione da ogni scuola, dall' asilo fino all' università, di
studenti e insegnanti ebrei italiani e l' espatrio di tutti gli ebrei
stranieri.
Dopo ormai ottant'anni è doveroso farne i nomi e mantenerne vivo il ricordo: Emilio Segré, Camillo Artom, Maurizio Ascoli, Mario Fubini e
Alberto Dina.
Emilio Segré, ordinario di
Fisica sperimentale, fu scienziato di prim' ordine. Collaborò negli Stati Uniti
con Enrico Fermi nella realizzazione del primo reattore nucleare, gli fu
assegnato il Premio Nobel per la fisica nel 1959.
Maurizio
Ascoli raggiunse la notorietà per avere scoperto una cura per la
tubercolosi basata sulle iniezioni endovenose di adrenalina; così come tanti
antifascisti, continuò ad esercitare, in una sorta di clandestinità presso la
clinica Noto.
Mario Fubini, fu professore
ordinario di Letteratura italiana e, pur essendo stato chiamato a commemorare D' Annunzio, a nulla gli valsero i
meriti scientifici e venne estromesso.
Alberto Dina, ordinario di Ingegneria
elettronica e Camillo Artom,
fisiologo, furono studiosi di valore, ma, in quanto ebrei, seguirono il destino
degli altri tre.
Il Fascismo e l'Università negli anni delle leggi razziali |
Principale
teorico a Palermo della legittimità delle norme razziali fu il giurista Giuseppe Maggiore, Rettore
dell' Università di Palermo nel biennio 1938-1939, ultimo presidente
nazionale dell' Istituto Nazionale di Cultura Fascista. Nel 1938 il suo nome comparve
tra i docenti universitari che aderirono
al Manifesto della razza.
In
un articolo sul periodico "La difesa della razza" diretto da
Telesio Interlandi, siciliano di Chiaramonti Gulfi, Maggiore ebbe a scrivere «gli ebrei sono razza
inferiore sia dal punto di vista biologico, sia da quelli filosofico e sociale.
A profonde diversità anatomiche e fisiologiche tra i vari rami della famiglia
umana non possono non corrispondere profonde difformità mentali e morali~ C' è
un altro concetto dell' uomo, oltre il nostro, quello foggiato dalla cultura
ebraica, che si è compiaciuta di impantanarsi nei bassifondi dell' umanità».
Pietro Nastasi, per molti anni docente di Storia della Matematica
all'Università di Palermo. ha scritto sull' argomento il libro "Scienza e razza nell' Italia
fascista". Ne riporto un’ illuminante affermazione:
«E’
vero che la maggioranza della popolazione non aderì alla campagna razziale -
dice - e non collaborò all' applicazione capillare delle leggi. Ma è altrettanto vero che il mondo
intellettuale non manifestò alcuna seria opposizione: al contrario si mostrò
ossequiente e qualche volta zelante esecutore».
Tra
di essi Biagio Pace, Santi Romano, giurista insigne, Alfredo Cucco e numerosi
giornalisti dei quattro quotidiani che all' epoca si pubblicano nell' Isola:
"Giornale di Sicilia" e "L' Ora" a Palermo, "Sicilia
del popolo" a Catania e "La Gazzetta" a Messina. Mario Genco, autore di "Repulisti
ebraico" pubblicato dall' Istituto Gramsci, conta che dal primo
gennaio 1938 al 10 giugno 1940 ben 750
articoli contro gli ebrei furono pubblicati dal solo Giornale di Sicilia .
«Qualcuno potrebbe obiettare - sostiene Genco - che non furono altro che parole
che volano. Sì, volarono, ma dritto nelle coscienze e ci fecero il nido. L'
invisibile nido dove covano a lungo gli stereotipi, le frasi fatte, le bugie
che il tempo, nemico della memoria, trasforma in risapute e non contestate
"verità"».
L’eterno
gattopardismo siciliano fece sì che nessuno di essi venisse chiamato a
rispondere.
«Nel dopoguerra - secondo Piero Violante - gli
ebrei scacciati stenteranno a ritornare in cattedra ma non i fascisti epurati
dopo lo sbarco alleato. Maggiore, ad esempio, con l' aiuto del rettore Baviera
ritornò ad insegnare e la facoltà di Giurisprudenza gli intitolò un' aula».
Ancora oggi, pensionati, aule e biblioteche sono dedicate a questi personaggi che
agitarono la bandiera del razzismo. A Maurizio Ascoli fu dedicato il
Policlinico Universitario. E’ legittimo oggi immaginare un gesto di riparazione
e intestare quei luoghi agli altri quattro professori che furono cacciati con
ignominia ?
Intanto,
per dare l’idea del clima di quegli anni
ecco di seguito il Manifesto degli intellettuali razzisti che, sottoscritto il
15 luglio, fu pubblicato dal Giornale d’Italia il 25 luglio (amara ironia della Storia) del 1938 e intese dare basi scientifiche al
più grande crimine dell’Umanità.
In anni
in cui anche il nostro tempo sembra correre sull’orlo dell’abisso del
fondamentalismo e dell’intolleranza, possano quelle parole essere un monito per
tutti noi e il loro ricordo l’antidoto più potente ai razzismi che nuovamente percorrono
l’Europa.
Manifesto della
razza
1)Le razze umane esistono. La esistenza
delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a
una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà
è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili
per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad
ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che
esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti
2) Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente
3) Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze
4) La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti pre ariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa
5) E’ una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio
6) Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana
7) E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità
8) E’ necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili
9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempe rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani
10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
2) Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente
3) Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze
4) La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti pre ariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa
5) E’ una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio
6) Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana
7) E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità
8) E’ necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili
9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempe rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani
10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
I dieci primi firmatari
On. Sabato VISCO - Direttore dell'Istituto di Fisiologia Generale
dell'Università di Roma e Direttore dell'Istituto Nazionale di Biologia presso
il Consiglio Nazionale delle Ricerche; Dott. Lino BUSINCO - Assistente di
Patologia Generale all'Università di Roma ; Prof. Lidio CIPRIANI Incaricato di
Antropologia all'Università di Firenze; Prof. Arturo DONAGGIO - Direttore della
Clinica Neuropsichiatrica dell'Università di Bologna e Presidente della Società
Italiana di Psichiatria; Dott. Leone FRANZI - Assistente nella Clinica
Pediatrica all'Università di Milano; Prof. Guido LANDRA - Assistente di
Antropologia all'Università di Roma; Sen. Luigi PENDE -Direttore dell'Istituto
di Patologia Speciale Medica dell'Università di Roma; Dott. Marcello RICCI -
Assistente di Zoologia all'Università di Roma; Prof. Franco SAVORGNAN -
Ordinario di Demografia all'Università di Roma e Presidente dell'Istituto
Centrale di Statistica; Prof. Edoardo ZAVATTARI - Direttore dell'Istituto di Zoologia
dell'Università di Roma.
Il manifesto degli scienziati razzisti fu poi
sottoscritto da 180 scienziati del regime, cui si aggiunsero 140
autorevoli intellettuali, giornalisti, politici e docenti universitari.
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