martedì 27 gennaio 2015

Le leggi razziali a Palermo: in memoria di un colpevole silenzio



Visita di Mussolini a Palermo nel 1937


Il 18 ottobre del 1938 il Gran consiglio del fascismo varò le leggi le leggi razziali in conseguenza delle quali  anche cinque docenti dell’Università di Palermo, colpevoli solo di essere ebrei, vennero espulsi dall' Ateneo, in osservanza dei due decreti legge del ministro Giuseppe Bottai approvati il 2 settembre che sancivano l' espulsione da ogni scuola, dall' asilo fino all' università, di studenti e insegnanti ebrei italiani e l' espatrio di tutti gli ebrei stranieri.

Dopo ormai ottant'anni è doveroso farne i nomi e mantenerne vivo il ricordo: Emilio Segré, Camillo Artom, Maurizio Ascoli, Mario Fubini e Alberto Dina.
Emilio Segré, ordinario di Fisica sperimentale, fu scienziato di prim' ordine. Collaborò negli Stati Uniti con Enrico Fermi nella realizzazione del primo reattore nucleare, gli fu assegnato il Premio Nobel per la fisica nel  1959.
Maurizio Ascoli raggiunse la notorietà per avere scoperto una cura per la tubercolosi basata sulle iniezioni endovenose di adrenalina; così come tanti antifascisti, continuò ad esercitare, in una sorta di clandestinità presso la clinica Noto.
Mario Fubini, fu professore ordinario di Letteratura italiana e, pur essendo stato chiamato a  commemorare D' Annunzio, a nulla gli valsero i meriti scientifici e venne estromesso.
Alberto Dina, ordinario di Ingegneria elettronica e Camillo Artom, fisiologo, furono studiosi di valore, ma, in quanto ebrei, seguirono il destino degli altri tre.


Il Fascismo e l'Università negli anni delle leggi razziali


Principale teorico a Palermo della legittimità delle norme razziali fu il giurista Giuseppe Maggiore,  Rettore dell' Università di Palermo nel biennio 1938-1939, ultimo presidente nazionale dell' Istituto Nazionale di Cultura Fascista. Nel 1938 il suo nome comparve tra i  docenti universitari che aderirono al Manifesto della razza.
In un  articolo sul periodico "La difesa della razza" diretto da Telesio Interlandi, siciliano di Chiaramonti Gulfi,  Maggiore ebbe a scrivere «gli ebrei sono razza inferiore sia dal punto di vista biologico, sia da quelli filosofico e sociale. A profonde diversità anatomiche e fisiologiche tra i vari rami della famiglia umana non possono non corrispondere profonde difformità mentali e morali~ C' è un altro concetto dell' uomo, oltre il nostro, quello foggiato dalla cultura ebraica, che si è compiaciuta di impantanarsi nei bassifondi dell' umanità».

Pietro Nastasi, per molti anni docente di Storia della Matematica all'Università di Palermo. ha scritto sull' argomento il libro "Scienza e razza nell' Italia fascista". Ne riporto un’ illuminante affermazione:
«E’ vero che la maggioranza della popolazione non aderì alla campagna razziale - dice - e non collaborò all' applicazione capillare delle leggi. Ma è altrettanto vero che il mondo intellettuale non manifestò alcuna seria opposizione: al contrario si mostrò ossequiente e qualche volta zelante esecutore».

Tra di essi Biagio Pace, Santi Romano, giurista insigne, Alfredo Cucco e numerosi giornalisti dei quattro quotidiani che all' epoca si pubblicano nell' Isola: "Giornale di Sicilia" e "L' Ora" a Palermo, "Sicilia del popolo" a Catania e "La Gazzetta" a Messina. Mario Genco, autore di "Repulisti ebraico" pubblicato dall' Istituto Gramsci, conta che dal primo gennaio 1938 al 10 giugno 1940 ben 750 articoli contro gli ebrei furono pubblicati dal solo Giornale di Sicilia . «Qualcuno potrebbe obiettare - sostiene Genco - che non furono altro che parole che volano. Sì, volarono, ma dritto nelle coscienze e ci fecero il nido. L' invisibile nido dove covano a lungo gli stereotipi, le frasi fatte, le bugie che il tempo, nemico della memoria, trasforma in risapute e non contestate "verità"».

L’eterno gattopardismo siciliano fece sì che nessuno di essi venisse chiamato a rispondere.
 «Nel dopoguerra - secondo Piero Violante -  gli ebrei scacciati stenteranno a ritornare in cattedra ma non i fascisti epurati dopo lo sbarco alleato. Maggiore, ad esempio, con l' aiuto del rettore Baviera ritornò ad insegnare e la facoltà di Giurisprudenza gli intitolò un' aula». Ancora oggi, pensionati, aule e biblioteche sono dedicate a questi personaggi che agitarono la bandiera del razzismo. A Maurizio Ascoli fu dedicato il Policlinico Universitario. E’ legittimo oggi immaginare un gesto di riparazione e intestare quei luoghi agli altri quattro professori che furono cacciati con ignominia ?
Intanto,  per dare l’idea del clima di quegli anni ecco di seguito il Manifesto degli intellettuali razzisti che, sottoscritto il 15 luglio, fu pubblicato dal Giornale d’Italia  il 25 luglio (amara ironia della Storia)  del 1938 e intese dare basi scientifiche al più grande crimine dell’Umanità. 

In anni in cui anche il nostro tempo sembra correre sull’orlo dell’abisso del fondamentalismo e dell’intolleranza, possano quelle parole essere un monito per tutti noi e il loro ricordo l’antidoto più potente ai razzismi che nuovamente percorrono l’Europa.



Manifesto della razza

1)Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti

2) Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente

3) Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze

4) La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti pre ariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa

5) E’ una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio

6) Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana

7) E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità

8) E’ necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili

9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempe rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani

10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.

I dieci primi firmatari

On. Sabato VISCO - Direttore dell'Istituto di Fisiologia Generale dell'Università di Roma e Direttore dell'Istituto Nazionale di Biologia presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche; Dott. Lino BUSINCO - Assistente di Patologia Generale all'Università di Roma ; Prof. Lidio CIPRIANI Incaricato di Antropologia all'Università di Firenze; Prof. Arturo DONAGGIO - Direttore della Clinica Neuropsichiatrica dell'Università di Bologna e Presidente della Società Italiana di Psichiatria; Dott. Leone FRANZI - Assistente nella Clinica Pediatrica all'Università di Milano; Prof. Guido LANDRA - Assistente di Antropologia all'Università di Roma; Sen. Luigi PENDE -Direttore dell'Istituto di Patologia Speciale Medica dell'Università di Roma; Dott. Marcello RICCI - Assistente di Zoologia all'Università di Roma; Prof. Franco SAVORGNAN - Ordinario di Demografia all'Università di Roma e Presidente dell'Istituto Centrale di Statistica; Prof. Edoardo ZAVATTARI - Direttore dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Roma.


Il manifesto degli scienziati razzisti fu poi sottoscritto da 180 scienziati del regime, cui si aggiunsero 140 autorevoli intellettuali, giornalisti, politici e docenti  universitari. 



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