Appare unanime il desiderio che la cifra dell’anno che è
appena iniziata sia lo sforzo di
riappropriarsi della fiducia in noi
stessi e di una visione ottimistica del futuro, pur contro ogni evidenza,
convinti come siamo di quanto sia stato avvilente e deleterio contemplare in
questi anni le macerie di un passato che ancora oggi ci crollano addosso.
Con il limite sacrosanto dello spazio giornalistico provo a lanciare dodici proponimenti (uno
per ciascun mese del’anno) che in ogni settore della vita pubblica e privata
potrebbero aiutare a riconquistare una parte di fiducia in ciò che come
siciliani siamo e potremmo essere, se
solo ci liberassimo da alcuni pregiudizi, vecchi e nuovi che come catene
arrugginite da troppo tempo ci portiamo dietro.
Il dodecalogo proposto a
ciascun siciliano e massimamente a coloro che per professione o per vocazione
orientano la pubblica opinione, non pretende certo di essere esaustivo ma intende aprire un
dibattito più generale non tanto sulle infinite mille questioni specifiche
quanto sullo spirito con cui affrontarle.
In sostanza, si tratta non certo di ignorare o nascondere i problemi e le tante emergenze, quanto piuttosto di individuare modalità nuove
con cui leggerne e de-scriverne i contorni, immaginando le possibili soluzioni
avendo guardato ad essi con lenti diversamente colorate.
L’esercizio quotidiano
di un pensiero divergente ed eccentrico può rivelarci , soprattutto nelle situazioni di maggiore
difficoltà, prospettive nuove e vie d’uscita esistenti ma non visibili per
troppo tempo a motivo della monocromia che ne circonda la descrizione e
l’analisi.
Dietrich
Bonhoeffer, il teologo luterano tedesco protagonista della resistenza al nazismo, nel 1944 così scriveva dal
campo di concentramento di Flossemburg: "l'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della
situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli
altri si rassegnano..."
Ecco di seguito la mia proposta e l’invito ad accrescerne
l’ambito di applicazione.
1) Sforzarsi di non giudicare tutto ciò che accade in Sicilia
sotto la lente deformante dell'antinomia mafia-antimafia.
2) Ridimensionare attraverso il silenzio il populismo/protagonismo che connota alcuni
tra i principali governanti siciliani
3) Puntare in ogni settore sulle giovani generazioni,
riservando agli “anziani” il ruolo di
consiglieri, senza l’obbligo di ascoltarli o il timore reverenziale di farne a
meno.
4) Incoraggiare le formazioni politiche inclusive, puntando
su ciò che unisce piuttosto che su ciò che divide.
5) Privilegiare la comunicazione delle cose realizzate
piuttosto che enfatizzare gli annunci di quelle da realizzare.
6) Concentrare le azioni di soggetti che hanno finalità
comuni, limitando la crescita di
movimenti/associazioni/gruppi "fotocopia" e focalizzando l’analisi
delle nostre risorse naturali, culturali e d umane con pragmatismo e razionalità,
fuori dagli schemi ideologici che hanno intrappolato spesso il nostro futuro.
7) Contribuire a rafforzare nella Magistratura siciliana la
terzietà necessaria a sottrarla al metro di giudizio applicato in altri settori
della vita civile in cui dividersi è invece legittimo e necessario.
8) interrogarsi con largo anticipo sul ricambio in ogni
settore della classe dirigente siciliana, con rispetto e gratitudine, se
dovuti, verso quanti attualmente ne fanno o ne hanno fatto parte
9) investire risorse (non necessariamente economiche) ed energie intellettuali e culturali sulla formazione di nuove
soggettualità da selezionare con criteri innovativi lontani da ogni
appartenenza e farle crescere in competenza, libertà di pensiero e carattere.
10) Utilizzare i social network come strumento e non come
fine per "convocare" ogni forma d'impegno, farne circolare le energie
e favorirne l'incontro e il confronto reale e non solo virtuale.
11) Non assimilare più la mobilità internazionale dei giovani
nell’unica categoria della fuga dei cervelli, evitando di piangersi addosso se essi
decidono di vivere dove vi sono, ad oggi, maggiori opportunità di sviluppo e migliori
condizioni di vita.
12) Vivere la nostra sicilianità senza più alcun sentimento
di specialità, sottraendoci all' autocommiserazione e alla pericolosa
attribuzione ad altri attori dei nostri passati – e presenti - fallimenti.
L’indimenticato Tonino Guerra, maestro del cinema italiano e poeta dell’ottimismo, ci ha lasciato un grande insegnamento, semplice e suadente come è stata la sua lunga esistenza:
“Contento, proprio
contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno
liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia
di mangiarla.”
Articolo pubblicato su Sicilia Informazioni. com il 2 gennaio 2015
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