venerdì 2 gennaio 2015

Dodecalogo per alimentare nel 2015 la fiducia dei siciliani in se stessi





Appare unanime il desiderio che la cifra dell’anno che è appena iniziata sia lo sforzo di riappropriarsi  della fiducia in noi stessi e di una visione ottimistica del futuro, pur contro ogni evidenza, convinti come siamo di quanto sia stato avvilente e deleterio contemplare in questi anni le macerie di un passato che ancora oggi  ci crollano addosso.

Con il limite sacrosanto dello spazio giornalistico provo a lanciare dodici proponimenti (uno per ciascun mese del’anno) che in ogni settore della vita pubblica e privata potrebbero aiutare a riconquistare una parte di fiducia in ciò che come siciliani siamo e potremmo essere,  se solo ci liberassimo da alcuni pregiudizi, vecchi e nuovi che come catene arrugginite da troppo tempo ci portiamo dietro.

Il dodecalogo proposto a ciascun siciliano e massimamente a coloro che per professione o per vocazione orientano la pubblica opinione, non pretende certo di essere esaustivo ma intende aprire un dibattito più generale non tanto sulle infinite mille questioni specifiche quanto sullo spirito con cui affrontarle.
In sostanza, si tratta non certo di ignorare o nascondere  i problemi e le tante emergenze,  quanto piuttosto di individuare modalità nuove con cui leggerne e de-scriverne i contorni, immaginando le possibili soluzioni avendo guardato ad essi con lenti diversamente colorate.

L’esercizio quotidiano di un pensiero divergente ed eccentrico può rivelarci , soprattutto nelle situazioni di maggiore difficoltà, prospettive nuove e vie d’uscita esistenti ma non visibili per troppo tempo a motivo della monocromia che ne circonda la descrizione e l’analisi.

Dietrich Bonhoeffer,  il teologo luterano tedesco protagonista della resistenza al nazismo, nel 1944 così scriveva dal campo di concentramento di Flossemburg: "l'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano..."

Ecco di seguito la mia proposta e l’invito ad accrescerne l’ambito di applicazione.

1) Sforzarsi di non giudicare tutto ciò che accade in Sicilia sotto la lente deformante dell'antinomia mafia-antimafia.

2) Ridimensionare attraverso il silenzio  il populismo/protagonismo che connota alcuni tra  i principali governanti siciliani

3) Puntare in ogni settore sulle giovani generazioni, riservando agli “anziani”  il ruolo di consiglieri, senza l’obbligo di ascoltarli o il timore reverenziale di farne a meno.

4) Incoraggiare le formazioni politiche inclusive, puntando su ciò che unisce piuttosto che su ciò che divide.

5) Privilegiare la comunicazione delle cose realizzate piuttosto che enfatizzare gli annunci di quelle da realizzare.

6) Concentrare le azioni di soggetti che hanno finalità comuni,  limitando la crescita di movimenti/associazioni/gruppi "fotocopia" e focalizzando l’analisi delle nostre risorse naturali, culturali e d umane con pragmatismo e razionalità, fuori dagli schemi ideologici che hanno intrappolato spesso il nostro futuro.

7) Contribuire a rafforzare nella Magistratura siciliana la terzietà necessaria a sottrarla al metro di giudizio applicato in altri settori della vita civile in cui dividersi è invece legittimo e necessario.

8) interrogarsi con largo anticipo sul ricambio in ogni settore della classe dirigente siciliana, con rispetto e gratitudine, se dovuti, verso quanti attualmente ne fanno o ne hanno fatto parte

9) investire risorse (non necessariamente economiche)  ed energie intellettuali e  culturali sulla formazione di nuove soggettualità da selezionare con criteri innovativi lontani da ogni appartenenza e farle crescere in competenza, libertà di pensiero e carattere.

10) Utilizzare i social network come strumento e non come fine per "convocare" ogni forma d'impegno, farne circolare le energie e favorirne l'incontro e il confronto reale e non solo virtuale.

11) Non assimilare più la mobilità internazionale dei giovani nell’unica categoria della fuga dei cervelli, evitando di piangersi addosso se essi decidono di vivere dove vi sono, ad oggi,  maggiori opportunità di sviluppo e migliori condizioni di vita.

12) Vivere la nostra sicilianità senza più alcun sentimento di specialità, sottraendoci all' autocommiserazione e alla pericolosa attribuzione ad altri attori dei nostri passati – e presenti -  fallimenti.


L’indimenticato Tonino Guerra, maestro del cinema italiano e poeta dell’ottimismo, ci ha lasciato un grande insegnamento, semplice e suadente come è stata la sua lunga esistenza:
“Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla.”


Articolo pubblicato su Sicilia Informazioni. com il 2 gennaio 2015


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