sabato 11 dicembre 2010

Un Sindaco per Palermo. Tra nostalgia e voglia di futuro.

Leoluca Orlando - Fondatore della Rete
oggi Portavoce Nazionale di Italia dei Valori
  

Francesco Musotto, tra i fondatori di Forza Italia,
oggi Capogruppo MPA all'ARS


Roberto Lagalla, già Assessore alla Sanità del Governo Cuffaro,
oggi Rettore dell' Università degli Studi di Palermo


Si affollano in questi giorni le tante e doverose denunce sui  mali antichi e recenti della Città. Tra camper in giro per i quartieri martirizzati, estemporanee candidature di giovani rampanti e tumultuose assemblee di partiti e movimenti, viene a disegnarsi per chiunque dovesse fare il Sindaco di Palermo nei prossimi mesi una missione veramente impossibile.

Casse vuote alla Regione e al Comune, una folla di precari ancora in grado con il proprio consenso di condizionare il voto, ritardi infrastrutturali e di modernizzazione della Pubblica Amministrazione, una "classe dirigente" inadeguata e pericolante appaiono essere ostacoli insormontabili per la rinascita della Città.

Eppure, tutto ciò è nulla se  rapportato all' immagine di Palermo che in Europa e nel mondo hanno soprattutto coloro che guardano con attenzione ed equidistanza politica a territori in cui investire denaro, intelligenze, know how. A costoro, che scrutano i diversi scenari esclusivamente in funzione della capacità di attrarre investimenti, interessano solo alcune  caratteristiche. Tra queste, massimamente, l'affidabilità dei Governi locali - fondata su stabilità istituzionale, legalità attiva e innovazione di processo - e la credibilità personale, sotto ogni profilo, di coloro che li rappresentano.

Affronterò in questa inziale riflessione sul Sindaco di Palermo, questi primi due aspetti, che ritengo fondamentali per porre ogni premessa per il rilancio della Città che, soprattutto con il procedere del consolidamento del Federalismo e con l'uscita dall'obiettivo Convergenza dell'Unione Europea, non potrà che fare affidamento su risorse provenienti da cospicui investimenti esogeni.

La credibilità.
Si fonda sul diffuso sentimento, basato su riscontri soggettivi, che accompagna la storia e le azioni di un soggetto singolo o collettivo, fondante la propria essenza su una diffusa fiducia in valori e in comportamenti che da un certo momento in poi l'hanno generata e successivamente mantenuta.

L'affidabilità.
E' funzione della prima e in ogni parte del mondo tale concetto si traduce con un complesso di sentimenti fondati su riscontri concreti, su risultati raggiunti e mantenuti nel tempo, su coerenza tra valori proclamati e azioni concrete realizzate.

Credibilità e affidabilità sono dunque due nuovi aspetti che influenzano la scelta del Sindaco di una grade città e prendono il posto di quella che fu l' appartenenza ideologica e, più recentemente, l'appartenenza personale o familstica.

Credibilità e affidabilità internazionale sono oggi gli starter che attivano l'attenzione del venture capital su un territorio piuttosto che su un altro. La fiducia, ieri riposta nei sistemi, si è ora spostata sullo spessore delle persone e sulla conseguente capacità di tener fede ad impegni presi, adoperandosi per rimuovere gli ostacoli che rallentano lo sviluppo.La statura internazionale di tali persone è l'unica garanzia prima di tutto di essere ascoltati e solo poi di portare a casa i risultati sperati.

Credibilità ed affidabilità sono il prodotto di processi di formazione culturale ed esperienziale che trovano le proprie origini in convincimenti radicati, testimoniati e tradotti in opere visibili e durature che hano lasciato una traccia.

Essere credibili e, quindi, affidabili, significa riscuotere stima e considerazione presso soggetti portatori di sensibilità anche diverse ma che riconoscono in una persona indiscutibili doti di equlibrio personale e di onestà intellettuale (di ogni altro genere di onestà non parlerò perchè francamente ridondante).

Essere credibili e, quindi, affidabili sono i requisiti preliminari per costruire ogni foma di leadership che dichiari la difficoltà del cammino da affrontare per superare i momenti difficili e per generare nuove forme di convivenza e nuovi patti sociali.

Le società del Novecento sono state abituate  agli "uomini della Provvidenza" che promettono strade facili e percorsi in pianura, costruiscono retoriche forme di ottimismo, sdrammatizzano anzichè responsabilizzare e, soprattutto, pongono se stessi come solutori unici dei problemi da affrontare.

Eppure, l'essenza della leadership, quella vera la cui epifania tras-forma il mondo, è sempre connotata da parole di realismo quali :"vi prometto lacrime, sudore e sangue" W.Churchill, "non vi è alcuna strada facile per la libertà" Nelson Mandela, "un politco guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni" Alcide De Gasperi; "fai ciò che puoi, con ciò che hai e dove sei" T. Roosevelt, "non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedetevi cosa potete fare voi per il Vostro Paese" J.F.Kennedy.

Il vero leader è allora non chi rassicura ma chi fa prendere coscienza dell'ineluttabilità del cambiamento, chiama alle proprie responsabilità, rende protagonisti i gregari e suscita energie nuove, nascoste ma tuttavia presenti negli uomini e nelle donne di ogni generazione nel mondo.

Egli  è colui che sveglia le intelligenze piuttosto che anestetizzarle, che inquieta piuttosto che rassicurare; è colui che non a-voca, nè in-voca, nè pro-voca ma che con-voca intorno ad una visione, al servizio della quale ( e non a capo della quale) pone se stesso. Non un leader di partito, dunque, quanto, piuttosto, un leader di coscienze.

Più le circostanze storiche sono difficili e "di passaggio" più esse richiedono questo genere di leadership, l'unico in grado di mobilitare energie, risorse, speranze, comportamenti, l'unico in grado di presentare le difficoltà con il realismo delle sfide piuttosto che nasconderle dietro promesse che si sa di non potere mantenere.

Il mondo è cambiato, la gente è cambiata, i siciliani sono cambiati e sono oggi in grado di distinguere tra quanti vogliono il potere per sè piuttosto che per consentire agli altri di potere.

Residue furbizie ereditate dal passato, parole d'ordine ormai fruste, prudenze, reticenze e ambiguità che ieri pagavano sul piano del consenso, oggi sono immediatamente individuate, analizzate ed interpretate da uomini e donne più istruite, più informate, più consapevoli dei propri diritti e, ormai, anche dei propri doveri. Mai come oggi le persone sono pronte ad accettare parole dure ma forti, chiare anche se amare, oneste sempre.

Mai come oggi i Palermitani hanno bisogno di sentirle da parte di chi può pronunciarle perchè sono l'espressione riconosciuta della propria vita, dei propri successi  e dei propri errori.

Mai come oggi i Palermitani hanno la necessità - e il desiderio profondo - di essere rappresentati nel mondo da qualcuno di cui essere fieri e con cui essere identificati, senza essere più costretti a mostrare, più di altri, patenti e certificati esimenti di un' identità storica e culturale ancora, da molti, percepita come opaca.

Essere credibili ed affidabili vuol dire allora essere pronti a pagare di persona anche per gli errori degli altri, assumendo la responsabilità di fondere la propria storia personale con una più grande storia collettiva.

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