Cari colleghi genitori,
E quest’educazione e personalità dipendono in larghissima misura da noi. Molti di noi sono consci della nostra responsabilità in questo campo, e al tempo stesso del fatto che manchiamo di risorse. Non abbiamo nessun addestramento specifico come educatori, abbiamo poco tempo libero, non possiamo permetterci spese scolastiche elevate. Eppure queste temporanee incapacità da parte nostra rischiano di mettere a repentaglio il futuro dei nostri figli. Li mandiamo alle scuole migliori che possiamo permetterci, ma la formazione scolastica dà loro tante ore di leggere, scrivere e far di conto, e ciò non basta per assicurare la riuscita nella carriera di un uomo.
Guardate ai molti uomini famosi che si sono fatti dal nulla. Non è stato il «leggere, scrivere e far di conto» che ha fatto far loro strada. E allora, cos’è stato? È stato il loro carattere. Come possiamo ottenere la formazione del carattere? Gli esperti più autorevoli ci dicono che il carattere non è cosa che possa insegnarsi a una classe in una scuola.
Il Movimento scout è stato espressamente concepito in modo da venir incontro a questa esigenza, e nei dodici anni della sua vita ha dimostrato la sua capacità di agganciare il ragazzo e, tramite attività che lo attirano, farlo crescere in quattro aree principali: carattere e intelligenza, salute e sviluppo fisico, abilità manuale e hobbies, servizio disinteressato per gli altri.
Premessa
La tradizione ultrasessantennale del Palermo 15° ha visto sempre nella relazione con le famiglie un importante punto di forza. Nelle diverse fasi storiche tali relazioni hanno avuto manifestazioni diverse e specifiche :
negli anni '60 esse erano prevalentemente fondate sulla figura di P.Pio Barbagallo che, in qualche modo, garantiva per i giovani, spesso giovanissimi, capi, cui erano affidati i ragazzi. Si soleva dire infatti in famiglia : “vado da Padre Pio” invece che “dagli scout” o “al Gruppo” come oggi. Era il mondo ASCI e spesso i genitori, in molti casi scout divenuti adulti e con famiglia , erano coinvolti in contesti del tipo “Amici degli scout”.
Con la nascita dell’ Agesci nel 1974, tormentata nei primi anni dal passaggio dalla dimensione verticale a quella orizzontale della Co.Ca. , dalla introduzione della democrazia associativa e della coeducazione, il rapporto con le famiglie divenne più improntato alla fiducia nei capi, pur nel loro fisiologico turn over.
Nella fase di maggiore espansione del Gruppo negli anni ' 80, culminata poi nel dono di un nuovo gruppo alla Città, la relazione con le famiglie fu molto incentrata sulla scelta di conoscere la realtà familiare dei ragazzi, la loro casa, la loro cameretta. Nacque la tradizione delle cene dei Capi Unità e staff a casa delle famiglie dei propri ragazzi favorendo e rafforzando la reciproca fiducia e, spesso, anche l’amicizia che continua ancora oggi.
Fu un booster straordinario a cui credo che il Gruppo debba la sopravvivenza in momenti difficili, il successivo pieno rilancio e la relativa solidità di oggi che coincide con il processo di rinnovamento sostanziale delle generazioni in Co.Ca – anche grazie all’ottimo lavoro fatto in branca R/S a partire dagli anni ‘80-e fino ad oggi - e nella permanenza attiva di “capi storici” nello spirito intergenerazionale che è la grande ricchezza dello Scautismo.
E’ di tutta evidenza che avere molti ragazzi/e provenienti da famiglie scout (credo si possa parlare ormai di terza o forse quarta generazione) agevoli molto la relazione fiduciaria con le medesime.
E dunque ? Facciamo tre tende e ci godiamo la visuale dal monte ? “«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mc, 9. 2-10) o vogliamo rilanciare in chiave più articolata e complessa questo importantissimo tema in tempi di crescente difficoltà per ogni famiglia, in misura diversa, chiamata a confrontarsi con le tre grandi crisi degli ultimi 15 anni (2008 economica, 2019 sanitaria e conseguentemente sociale, 2022 nuovi timori e antiche paure per i propri figli, che ritornano dal passato) ?
Evidentemente la risposta è “no” e soprattutto per i capi e le capo più giovani questa nuova palestra è sicuramente bella e affascinante come tutte le sfide amate dagli scout e dalle guide.
Allora cominciamo alla nostra maniera, ma prima un consiglio attinto all’esperienza personale:
Qualunque sia il livello della collaborazione tra famiglie e capi, la prova decisiva del successo educativo è la seguente: quando e se un ragazzo scappa da casa, la famiglia non si allarma perché sa che, intanto, è andato a rifugiarsi dal proprio capo.
Parabola significa che qualsiasi alleanza con le famiglie, mai deve essere percepita dal ragazzo/a come una trappola poiché, dall’adolescenza in poi, lo Scautismo è ciò che, giustamente, mai la famiglia potrà essere: il luogo ospitale della ribellione, dove rendere sopportabile il terribile dolore fisico e mentale che è il prezzo della crescita.
Loris
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Role Playing
Il Gruppo scout ha programmato un’attività all’aperto di alcuni giorni, nonostante i rischi ancora presenti a motivo della pandemia, o delle caratteristiche della location o delle condizioni metereologiche previste o in corso. Dividiamoci in tre gruppi che interpretino in 15 minuti ciascuno:
1) una famiglia che ha fiducia nella capacità dei capi di garantire la sicurezza. Prima discute e poi chiama il capo al telefono
2) una famiglia che ha perplessità circa la partecipazione del figlio/a all’attività prima discute e poi chiama il capo al telefono
3) i figli/figlie scout che stanno ad ascoltare sia la prima che la seconda famiglia e annotano le proprie emozioni nelle due diverse situazioni
Discussione in plenaria 30 minuti
Ed ora, un po’ di approfondimento ( spunti programmatici e attività pratiche) magari da fare prima della riunione o anche dopo ! La tavola è imbandita, ciascuno prenda secondo il proprio bisogno !
Siamo giovani, meno giovani, siamo studenti, lavoratori, disoccupati, precari. Siamo sognatori, pragmatici, timidi, estroversi. Siamo severi, accomodanti, single, fidanzati,siamo indietro con gli esami e con le bollette, siamo viaggiatori, sedentari, sportivi.
Siamo creativi, ingegneri, chimici, poeti, siamo appassionati, affettuosi,
siamo raffreddati.
Siamo stressati, nervosi, sereni, pazienti, impegnati, stanchi, vitali.
Siamo figli anche noi.
Siamo capi.
Siamo diversi, con i
nostri pregi e i nostri difetti, ma con una scelta comune:dedicare moltissimo
del nostro tempo al servizio, gratuitamente e senza niente in cambio se non
della sana e pura soddisfazione e tanto affetto.
Abbiamo scelto di
giocare la grande avventura dello Scautismo e di tirare dentro più giocatori
possibili, i ragazzi, liberi di stare alle regole o di cambiare gioco. Abbiamo
scelto di affiancarci a voi, genitori, nell’educazione dei vostri figli; non
per sostituirci a voi, ma offrendoci in quanto fratelli e sorelle maggiori che
possano giocare con i ragazzi e le ragazze e intanto indicare loro delle
strade.
Non siamo la vostra
controparte; non siamo concorrenti nel trasmettere messaggi contrastanti.
Abbiamo scelto di fare tutto alla luce del sole, in collaborazione con voi, per
poter svolgere meglio il nostro servizio.
Non siamo educatori
professionisti, ma dalla nostra parte abbiamo un metodo educativo azzeccato.
Anzi, la nostra azione educativa sarebbe zoppa se voi non foste coinvolti, con
il vostro appoggio e anche con la vostra competenza.
Forse avete intuito che
lo Scautismo è contagioso; viene quindi da chiedersi se un genitore che insieme
al figlio accoglie la proposta scout, possa dirsi un po’ scout anche lui. La
risposta è proprio nei vostri atteggiamenti, che noi capi osserviamo nelle
riunioni con voi, nelle attività, in uscita, al telefono, nelle situazioni
difficili.
Ma che si manifestano anche nelle vostre case, quando i vostri figli tornano
dal campo estivo e dovete fare almeno tre lavatrici per disinfettare l’uniforme
e tutto il resto; quando loro tornano stanchi, con le ginocchia sbucciate ma
contenti di raccontare le avventure trascorse; quando la camicia è da
rattoppare o ha bisogno di qualche nuovo bottone; quando la cucina di casa è
invasa da sette-otto ragazzini che vogliono cucinare messicano; quando il treno
è in ritardo e bisogna aspettare alla stazione; quando durante la Pasqua di
gruppo è d’obbligo giocare nel bosco, mentre la messa bisogna ascoltarla seduti
per terra o appoggiati a una roccia.
I genitori vivono lo
stesso Scautismo dei loro figli quando aiutano i più piccoli a preparare lo
zaino, togliendo le cose inutili e aggiungendo gli scarponcini; quando sono attenti
all’essenzialità, e mettono nel sacchetto del pranzo i panini con la mortadella
al posto delle merendine, o il succo di frutta anziché la coca-cola.
Nasce allora un cerchio
in cui genitori, ragazzi e capi condividono l’esperienza scout: una dinamica ideale
per creare una proposta educativa intelligente ed efficace, che dia la
possibilità ai capi di svolgere il loro servizio con serenità e con la fiducia
dei genitori.
Purtroppo non è sempre
così.
Alcuni di voi hanno nei
nostri confronti lo stesso atteggiamento che avete con un fornitore di servizi
pagato per stare con i vostri figli, e con cui vi sentite in diritto di esigere
qualsiasi cosa, di lamentarvi e sbraitargli insulti in faccia come fate con un
negoziante a cui avete pagato caro un videoregistratore che non funziona.
Questo tipo di
rapporto, tipico della nostra società in cui se paghi hai diritto di esigere
ciò che vuoi, non può entrare nelle dinamiche tra capi e genitori: i capi, che
svolgono un servizio volontario, cercano di insegnare ai ragazzi e alle ragazze
un atteggiamento esattamente contrario.
Le osservazioni che i
ragazzi imparano a farsi l’un l’altro durante le attività sono guidate dalla
correzione fraterna, uno strumento di confronto civile ed educato che non
ammette giudizi distruttivi, ma soltanto consigli per crescere.
Noi capi dedichiamo al
servizio un sacco di ore a costo zero; siamo disposti a subire tutti i richiami
necessari se non facciamo il nostro dovere, ma prima di attaccarci in modo
selvaggio pensateci due volte.
Critiche e osservazioni
sono bene accette, perché portano miglioramenti.
Capi e genitori devono guardare nella stessa direzione, devono dialogare e
insieme creare dei presupposti per la crescita felice dei ragazzi. Molti capi
hanno vissuto fin da piccoli i valori compresi nel metodo scout e hanno scelto
consapevolmente di testimoniarli nella vita di tutti i giorni: è proprio questa
la sicurezza educativa che sanno garantire.
Una garanzia ancora più
sicura se alla base dei rapporti tra capi e ragazzi e tra capi e genitori ci
sono rispetto e fiducia.
2.0
La relazione con le famiglie
E’ uno degli elementi
principali dell’educazione che intendiamo realizzare. Si tratta di:
* essere consapevoli
che i genitori sono i primi responsabili dell’educazione attraverso un unico
grande metodo che non si insegna né all’Università né al Campo scuola: l’esempio.
* comprendere che ci
affianchiamo a loro offrendo le potenzialità del nostro originale metodo,
insieme alla passione per il grande gioco dell’educazione
* far capire il senso
delle scelte che operiamo
* far capire le ragioni
per cui utilizziamo un’attività, una proposta invece di un’altra (soprattutto
quando queste possono essere “non consuete” nel contesto locale)
* considerare i
genitori, i nonni (almeno fino .. a prova contraria…) interlocutori positivi e
coerenti con la nostra proposta
* quando si presentano
situazioni di conflitto (proposta di diversi modelli di comportamento, diverse
sollecitazioni valoriali) occorre un’ulteriore dose di chiarezza e di pazienza
nel far comprendere le ragioni sottese all’importanza da noi data allo stile,
all’acquisizione di “comportamenti positivi”, alla logica che l’assumersi
impegni significhi crescere come persona, le- altà/fiducia/accoglienza
liberamente offerte al prossimo… in cambio di nulla!
2.1
“Ask the boy”…… “mettiti
nella pelle dei genitori”
Una delle prime responsabilità di ogni capo è
il saper meritare la fiducia dei figli … e dei genitori.
* per meritare fiducia
occorre farsi conoscere per quelli che si è, come persone
* anche se giovani in
età, non aver paura di esporsi in ragiona- menti “di contenuti e di valori”,
pensando di essere considerati solo capaci di far giocare…
* dimostrare di aver
pensieri, idee, progetti di vita, fantasia, responsabilità, iniziativa
* saper motivare “da
adulti” le proprie scelte, le proposte, le attività; dimostrare “spirito
libero” insieme a responsabilità, capacità di organizzare e di essere noi
stessi organizzati
* non è sempre vero che
i genitori sono interessati alle riunioni organizzative nelle quali ascoltare
orari, attività del campo e cosa serve mettere nello zaino (per queste cose
spesso è sufficiente -almeno per i genitori dei non cuccioli o non più novizi-
un avviso ordinato e fatto avere a casa per tempo).
* ai genitori interessa
molto più capire quali persone hanno di fronte, capire se possono fidarsi di loro,
se saranno capaci di avere “la testa sulle spalle” per se stessi e per i loro
figli, se saranno capaci di preparare bene le cose e -ancor più- di ovviare con
responsabilità agli imprevisti
* ogni papà o mamma ha
bisogno di capire se si può fidare… come se ci fossero loro; anzi di più! *
sono invidiate ai capi (quando sono ben possedute) intuizione, abilità manuale,
capacità di espressione, fantasia, spirito di adattamento, spirito di avventura
perché “il ruolo del ge- nitore di tutti i giorni” non permette di
sperimentarle, di svilupparle, di esercitarle e viverle con i figli.
* i genitori non
perdonano (giustamente) la faciloneria, l’improvvisazione come sistema, la
superficialità di fronte alle situazioni. Capi e genitori … non sono soli Oltre
ai figli -ovviamente- gli elementi del conoscersi
A noi capi, fin
dall’ingresso in CoCa, compete acquisire la mentalità che: - un serio approccio
alla realtà dei genitori comincia fin dai primi momenti di vita di staff, e non
solo quando si è capi unità, quindi “è un obbligo”! - la fedeltà nel tempo è
strumento facilitante nel meritare fiducia ed acquisire autorevolezza verso i
genitori. La rotazione dei capi nel servizio, oltre ad essere di ostacolo nel
costruire radici profonde nel rapporto con i singoli ragazzi/ragazze, rende
difficile la relazione con i genitori che, anche loro, hanno necessità di
conoscere e di farsi conoscere.
Genitori e figli sono
protagonisti di un'unica vicenda di vita nella quale anche noi capi entriamo
quando ragazzi e ragazze "entrano negli scout". Preoccuparsi solo del
rapporto educativo con i figli trascurando di relazionarsi anche con i genitori
è atteggiamento miope e risulta facilmente -prima o poi- motivo di conflitto
tra capi e genitori o di equivoci e prese di posizioni non sempre comprensibili
dai figli.
In realtà la relazione
educativa con i ragazzi comporta per ognuno di noi il chiedersi "come chiamare
al gioco" anche i genitori o, almeno, come far loro conoscere qual è la
nostra "intenzione educativa" verso i loro figli - con chiarezza -
senza equivoci - con la capacità di dare ragione "adulta" delle
nostre iniziati- ve, scelte, proposte di attività e di stile di vita
Non possiamo
dimenticare che, come con i ragazzi, anche con i GENITORI TOCCA A NOI
DIMOSTRARE DI MERITARE FIDUCIA PER COSTRUIRE UNA RELAZIONE PROFICUA: in un
rapporto tra adulti questo ha percorsi e modalità NON SEMPRE eguali a quelli
che costruiamo con i ragazzi.
Con bambini e ragazzi
le occasioni per far nascere fiducia e credibilità passano per la condivisione
di tempo ed attività, l'esperienza di fatiche ed impegni che insieme
affrontiamo e sui quali si cresce: un poco alla volta queste fanno crescere
sintonia di giudizi, valutazioni e percezioni di "emozioni e
sentimenti". Quasi sempre sono queste le occasioni attraverso quali si
accende la scintilla della fiducia reciproca tra ragazzi e capi, quella sulla
quale noi possiamo poi far leva per proporre i valori di Legge e Promessa.
Le situazioni
attraverso le quali gli adulti si formano le idee sulle persone (ed i genitori
non fanno alcuna differenza) sono le più varie e NON PASSANO per la dinamica
delle relazioni che noi viviamo frequentemente con i loro figli, modalità che
sono proprie dell'età della crescita. Abbiamo a che fare con adulti che si
relazionano "da grandi" con "altri grandi":
COMPETE A NOI CAPI
INSTAURARE CON I GENITORI UN RAPPORTO DI CREDIBILITÀ E FIDUCIA, DI RISPETTO E
AUTOREVOLEZZA "TRA ADULTI". Come fare, quando anche la giovane età
dei capi può essere motivo di incertezza, di timore ad esporsi con persone che
potrebbero quasi essere i nostri genitori?
Che si abbia 20,30 o 40
anni non c'è differenza nel porsi. Alcune regole sono fondamentali per
caratterizzare un rapporto aperto alla fiducia, all'apprezzamento della
"serietà" dei motivi e delle scelte del capo, anche alla condivisione
degli sforzi (che vogliono essere rivolti al bene dei figli) e -quando proprio
va male (se le idee ed i valori non sono condivisi)- ad accettare come persona
autorevole e con idee da rispettare quei capi che - sono sempre ed onestamente
se stessi - non si mimetizzano con false accondiscendenze oppure dietro
posizioni di preconcetta rigidezza - sono coerenti, nella propria vita, con i
valori di Legge e Promessa che dichiarano di voler utilizzare ad orientamento
dell’ 'educazione dei loro figli - hanno spessore personale:
cosa mi propongo, per
quali ragioni lo faccio, quali ideali mi muovono, quale coerenza e profondi- tà
c'è nella mia persona.
Per meritare fiducia da
altri adulti non è sufficiente che si voglia aiutare a crescere bambini e
ragazzi: occorre essere noi persone convincenti per acquisire credibilità di
adulto maturo, affidabile, "sensato", capace di prendere decisioni di
buon senso quando ce ne sarà bisogno
Attenzione alle CADUTE
DI STILE, che qualcuno di noi -talvolta- con troppa superficialità intende
quale atteggiamento giovanile o di "compagnoneria". Queste situazioni
risultano invece essere -prima per i figli, poi per i genitori- indicatori di
persona che agli altri chiede quanto lui non è disposto a fare.
Occorre FARE CONOSCERE
LO SCAUTISMO: indicare il cammino "vicino" (quello dell'unità ove
adesso è il figlio) e quello che più avanti verrà proposto, negli anni
successivi fino alla Partenza.
Con il tempo è utile
IMPARARE AD ESSERE DETERMINATI: non servono rigidezze "ideologiche" e
sono da evitare sotterfugi non giustificabili con lealtà anche di fronte ai
ragazzi. Quello che i genitori più spesso faticano a comprendere è la
insistenza, la cocciutaggine che dimostriamo nel voler fare attività, uscite,
cacce, imprese con modalità poco "efficienti" e con modi faticosi e "all'antica".
Rispondere alle
obiezioni che ci pongono con “il metodo prevede questo” è dimostrazione
lampante di aver dato risposta inadeguata (ed infantile sul piano dei
contenuti) ad una giusta richiesta di comprendere il perché delle cose. Occorre
invece saper dare giustificazione compiuta, "sostenibile da adulto",
delle opportunità che intendiamo suscitare, delle dinamiche che riteniamo poter
innescare e delle prevedibili reazioni che ci attendiamo dai ragazzi. Ci
saranno poi le volte in cui occorrerà esercitare -anche con i genitori-
pazienza e perseveranza, insistere e rinnovare motivazioni di scelte, proposte,
richieste di impegni per i ragazzi. Alcune volte si potrà "trattare",
altre sarà un DOVERE il saper essere fermi senza apparire cocciuti per partito
preso.
Avere a che fare con i
genitori per un capo è spesso un fatto delegato alle semplici comunicazioni
logistiche o alla spiegazione sommaria delle attività di unità. Spesso infatti
non ci si sofferma ad approfondire quelli che sono gli aspetti educativi e le
scelte valoriali che concorrono a far crescere i nostri ragazzi: genitori nel
contesto familiare e capi nel contesto associativo fanno scelte, agiscono, si
giocano in modo determinante e in prima persona, affinché i bambini e le
bambine, i ragazzi e le ragazze che hanno voluto scegliere di educare, possano
scegliere di crescere.
Pensare come capi a
questa corresponsabilità educativa e progettare in comunità capi di collaborare
con i genitori in questo senso è fondamentale al fine di favorire il dialogo fra
genitori e capi, tra capi stessi, e tra genitori.
Ecco allora quali i
valori dello Scautismo, che le famiglie devono conoscere in modo approfondito,
senza la condivisione dei quali l'opera di collaborazione e di presa in carico
di responsabilità educativa non può avere radici salde e sempre più profonde.
- Obbedienza alla
volontà di Dio: la nostra promessa inizia con le parole" con l'aiuto di
Dio", come scout riconosciamo prima di tutto la nostra dipendenza dal
Padre, la disponibilità a confrontarci con la sua parola e a camminare verso
di Lui. E' questo il punto di partenza di tutta la nostra esperienza scout. -
Essere persone responsabili: mettere in pratica ogni giorno i sani principi
teorici in cui crediamo è il nostro obiettivo, alla maniera di don Milani
"I care". - Essere uomini di qualità: uomini e donne di "qualità
inedite" (E. Balducci "L'uomo planetario"), persone che
semplicemente testimoniano in modo significativo.
- Impegnarsi e
sporcarsi le mani: la famosa scelta politica, vivere il nostro essere buoni
cittadini ogni giorno, a partire dal nostro piccolo contesto di vita.
- Avere fiducia in se
stessi e infondere fiducia a chi ci sta accanto: dando il massimo e affrontando
con serenità ogni cosa anche le esperienze più difficili vengono superate.
- Ottimismo e volontà
di futuro: sapersi progettare e saper guardare con ottimismo al di là dell'oggi
con la speranza in un domani pieno di nuove occasioni da cogliere.
- Comunità: la scelta
di vivere insieme agli altri, che non è sempre così scontata, soprattutto oggi
dove l'individualismo e la frammentarietà la fanno da padroni.
Di questi valori i
genitori, spesso, assaporano solo l'odore, ma non riescono a gustarne appieno
il gusto, se non siamo noi capi ad andare loro incontro e per instaurare un
dialogo costruttivo che faccia crescere gli uni e gli altri.
Un'esperienza
interessante quindi può essere quella di inserire nel progetto educativo di
gruppo questo obiettivo e di organizzare, come Comunità Capi, momenti di
riflessione e lavoro (ad esempio uscite domenicali) che vedano i genitori delle
varie unità confrontarsi insieme ai capi dei loro figli su questi aspetti.
I papà e le mamme hanno
un bisogno vitale di parlare tra di loro e di scoprire che non sono gli unici
ad avere dubbi sull'educazione dei loro figli; ad avere paura di dare fiducia
ai loro ragazzi; a temere che i figli diventino grandi e che si stacchino
sempre di più da loro, e inoltre a scoprire che tra di loro ci sono persone che
possono aiutarli a superare queste normali incertezze che caratterizzano la
difficile arte del genitore. Anche per i capi non è facile innescare questo
meccanismo di condivisione di responsabilità educativa con i genitori, spesso i
genitori fanno "paura” per la loro apprensione e per la loro insistenza,
ma se si instaura un rapporto basato sui valori di fondo dell'esperienza
educante che si sta vivendo insieme, gli stessi capi crescono e si rafforzano
nel loro agire educativo con i ragazzi, forti del contributo dei genitori
2.2 - Il contesto. Viviamo
in una società globalizzata dove miriadi di stimoli arrivano senza filtraggio
culturale, operando spesso un disorientamento specie in chi non è ancora
strutturato ed è assetato di conoscenze come il preadolescente e l'adolescente.
Le conseguenze sono quelle di creare un clima psicologico freddo,
individualista con un senso di relativismo assoluto che pone il giovane in
confusione in quanto ha un bisogno profondo di riferimenti chiari, specie a
livello valoriale, che non gli vengono più trasmessi. (Si vedano i problemi
legati alla dipendenza dai social media o alla sindrome di Hikikomori https://it.wikipedia.org/wiki/Hikikomori )
2.3 - La famiglia. La
famiglia entra a far parte di questo contesto come l'unico riferimento che il
giovane riconosce ancora come fondamentale e da cui fatica a staccarsi per il
timore di entrare nel caos. Anche i genitori però vivono all'interno dello
stesso contesto e anch'essi hanno modificato il loro atteggiamento educativo.
La figura materna ha trasmesso alla figura paterna un maggior senso protettivo
del figlio, coltivando un senso di attaccamento molto forte. La paura
dell'esterno favorisce l'attaccamento interno, favorisce la chiusura difensiva.
Abbiamo padri molto più interessati ai figli, più affettivi, ma anche più
preoccupati e apprensivi, atteggiamenti presenti in passato solo nella figura
materna.
A questo punto si lega
l’altro aspetto di crisi che l’ambito associativo vive, o meglio riflette,
nell’ultimo decennio: il problema dell’identità personale del capo, di quello
che si può definire la maturità di una persona adulta, assume una centralità su
cui è indispensabile soffermarsi. A questo tema si ricollega ancora una volta
il mutamento culturale che tanto influenza la vita del singolo e il suo cammino
verso l’età adulta.
I nuovi adulti dell’età
contemporanea (in questo capi e genitori sono spesso accomunati) subiscono
l’impatto di una cultura sempre più relativista, soggettivista e acentrica
(senza punti di riferimento stabili e condivisi), che soprattutto in campo
educativo determina i risultati più inquietanti e destabilizzanti. A livello di
società si riscontra lo stato di crisi degli apparati intenzionalmente
educativi (scuola e famiglia) con il progressivo svuotamento dei modelli
tradizionali di socializzazione. Appare, in sintesi, una società che non riesce
e non sa educare i propri figli e che, così facendo, si nega la possibilità di
pensare e progettarsi un futuro, di qualsiasi tipo si tratti. Ma lo stesso
problema che riguarda i capi spesso e volentieri è comune anche ai genitori, in
crisi di identità e di ruolo. Non dimentichiamo, infatti, che per instaurare
qualsiasi forma di comunicazione devono intervenire almeno due enti, entrambi
con la consapevolezza del ruolo che ricoprono.
Spesso i capi a loro
volta non hanno di fronte personalità stabili e mature, che operano scelte
consapevoli per i propri figli, e questo anche in campo educativo. Quello che
viene rilevato per i capi può essere esteso anche per le generazioni di
genitori attorno ai 30 anni, già catturati nella dinamica culturale oggi più
diffusa.
Questo non può che determinare un dialogo tra muti e/o sordi, e a questo punto possiamo pensare a questi ruoli anche in modo intercambiabile. Per concludere la problematica del rapporto genitori/capi. Due allora gli strumenti che possono essere utilizzati per educarci ed educare alla consapevolezza del perchè facciamo Scautismo, senza appesantire troppo :
- Le riunioni con i genitori, come momenti in cui, oltre a comunicare cosa facciamo, esplicitiamo sopratutto il perchè lo facciamo (è bene che la Co.Ca. continui sempre a fare memoria della valenza educativa e psicologica di ogni attività con i propri capi senza darla per scontata e sapendola approfondire) facendo in modo che siano i ragazzi protagonisti, come in qualsiasi altra attività.
-Lettera sintesi dell'evento
scout, dove sia esplicitato schematicamente il quando, il come ed il perchè. Se
ad ogni uscita, ad ogni campo, ad ogni impresa il genitore è messo al corrente
del tipo di attività , dello strumento che si utilizza e dell'obbiettivo che si
vuole raggiungere, e tutto ciò diventa tradizione del gruppo, noi stessi avremo
stimolato i ragazzi e soprattutto i genitori a riconoscere il valore delle
nostre esperienze per la crescita dei loro figli e forse a meritarci fiducia.
2.4 Le zone d’ombra - Le difficoltà nascono dal contesto
complesso in cui viviamo, nel quale la famiglia ha smarrito il suo ruolo
educativo e sono molte le famiglie divise o disgregate. La famiglia deve
recuperare la sua funzione educativa: ci sentiamo interpellati?
- Da parte nostra è
diffusa una certa autosufficienza: tutto sommato ci sentiamo bravi a “tenere i
ragazzi” e a dialogare con loro ”nonostante” le famiglie, anzi la loro
presenza, a volte, risulta “ingombrante”: riconosciamo alla famiglia il suo
ruolo educativo? Come possiamo intervenire? Quale atteggiamento assumere?
- Il contesto
socioculturale richiede un intervento a “rete”: come passare dalla
collaborazione alla condivisione di un progetto?
- Quali strumenti per
coinvolgere la famiglia? Come porre al centro l’intenzionalità educativa? E
quale rapporto con le famiglie dei Rover/Scolte?
SE
FOSSI UN CAPO IN UNITA'
Ragazzi, qui non si
scherza. Se fossi un capo unità la prima cosa che farei ad inizio d'anno, dopo
le pulizie della sede, è una riunione con i genitori. " Buona sera, grazie
per essere venuti. Io sono Matteo, il capo reparto, e questa è Sandra, la capo
reparto. Volevamo conoscervi di persona e comunicarci le reciproche attese per
quest'anno che sta per iniziare…" Sì, perché il primo problema non è
spiegare ai genitori cos'è lo Scautismo, ma capire perché hanno iscritto i
figli allo Scautismo. Dobbiamo partire da un terreno comune, non iniziare a
distinguerci. Noi scout, voi genitori. Se iniziamo col spiegare chi siamo, chi
è Baden Powell, e cosa facciamo in braghe corte, allora capiranno subito che la
cosa ci piace….. Quando avranno capito che siamo esseri umani come loro e che
il nostro interesse è quello di aiutarli ad educare i figli, allora potremo
spiegare che cercheremo di farlo con un metodo, e che l'ha inventato un signore
inglese molti anni fa. Poi mi segnerei tutti i nomi dei genitori, perché è
importante chiamare ciascuno con il proprio nome come facciamo con i ragazzi. E
diamo loro il nostro indirizzo e telefono: lo sappiamo che a volte ci
chiameranno nel mezzo della partita di calcetto o del film per sapere se in
uscita ci sarà l'acqua calda o meno, ma ne vale la pena. E facciamo in modo che
l'incontro non sia un monologo di un capo, ma che ci sia spazio per tutti i
capi dello staff, che si capisca che il nostro è un gioco di squadra, anche se
per far questo è necessario preparare prima gli interventi e dividerli fra i
capi.
Sapete
cosa indispettisce un genitore?
Avvertire che dei
ragazzini poco più che ventenni si permettano di pontificare sulle teorie
dell'educazione, magari alludendo a presunte inadeguatezze dei genitori. Questo
per dire che noi siamo capi scout, e non sempre genitori; sappiamo quali sono
le nostre fatiche ma non immaginiamo spesso quelle delle madri e dei padri dei
nostri ragazzi, quindi ci vuole umiltà e senso della misura. Alcuni genitori
potranno mettere a dura prova la nostra pazienza dubitando delle nostre
capacità: la risposta più corretta sarà la calma e la posatezza, avranno modo
di ricredersi quando ci vedranno all'opera. D'altronde, noi al posto loro non
vorremmo affidare il bene più prezioso che possediamo a persone con la testa
sulle spalle? E quando ci capiterà di entrare nelle loro case non risparmiamo
sui minuti, lasciamoci offrire un caffè e chiacchieriamo di cose serie e meno
serie, c'è bisogno di tempo per conoscersi e darsi fiducia reciproca.
SE
FOSSI UN CAPOGRUPPO
Farei il
"prezzemolo" senza preoccuparmi dei rischi di sovraesposizione. Mi
spiego. Il capogruppo ha un ruolo in comunità capi, ma ne ha anche uno esterno
alla struttura associativa, cioè di riferimento per il consiglio pastorale, per
gli altri gruppi/associazioni parrocchiali o meno, per il comune, e non per
ultimo nei confronti dei genitori dei ragazzi. Ricordiamoci che è il primo
garante del progetto educativo e della qualità del servizio della Co.Ca. Si,
anche gli altri capi lo sono, ma, per il ruolo che riveste, il capogruppo è un
riferimento particolare, e quindi deve prendersi le proprie responsabilità
informandosi, partecipando, introducendo, sintetizzando, provocando tutto ciò
che riguarda la trasversalità del servizio rispetto le branche. In poche
parole: non sarebbe male se fosse conosciuto dai genitori e potessero
contattarlo con facilità per quei problemi dei quali risulterebbe imbarazzante
parlarne direttamente con i capi unità, perché magari il problema riguarda
loro; non sarebbe male se i capi tenessero bene in mente che alcune situazioni
e problematiche sono di competenza del capogruppo, e a lui devono riferirsi,
non perché sia il migliore ma perché il ruolo che la Co.Ca gli ha dato gli
permette di avere un punto di vista più generale della situazione; non sarebbe
male se il capogruppo si preoccupasse di promuovere alcune "politiche"
generali della Co.Ca. nei confronti dei genitori, come l'aiuto per le famiglie
in condizioni economiche difficili, o le attenzioni necessarie verso i figli di
coppie separate e divorziate, e qui potremmo veramente aprire un capitolo. Se
fossi un capogruppo valorizzerei le esperienze di genitori dei capi più maturi,
perché aiutino la coca a cogliere le difficoltà di chi cresce i ragazzi per una
vita e non per qualche anno la domenica mattina.
SE
FOSSI UN ASSISTENTE ECCLESIASTICO
Starei sempre con le
orecchie tese, pronto a cogliere le difficoltà dei capi e del capogruppo nei
confronti dei genitori, perché sarei cosciente di quanta importanza il mio
ruolo di prete potrebbe avere nelle situazioni di incomprensione e disaccordo,
di mancanza di fiducia, di posizioni rigide. Le famiglie e la Co.Ca avrebbero
fiducia nel mio intervento e arriverebbero al punto di incontro e di
mediazione. Certo starei attento a non sovrappormi al capogruppo, perché i due
ruoli sono diversi e vanno rispettati, e proprio per questo lavorerei al suo
fianco, per sostenerne spiritualmente lo sforzo e ricordare sempre a lui e alla
Co.Ca il motivo per cui fatichiamo ogni giorno in una "missione" che
a volte appare impossibile. Sarei cosciente dell'importanza di un gruppo di giovani
e adulti come la Co.Ca. che si impegna con tanta perseveranza e generosità
nell'educazione dei piccoli, spesso di famiglie lontane dalla Chiesa e proprio
per questo non mi preoccuperei di "darmi", malgrado siano tante le
cose da fare in parrocchia, perché non è una questione "scout", qui
si parla di avvicinare le famiglie alla Parola e alla comunità, e la cosa mi
riguarda molto da vicino. Se fossi un assistente ecclesiastico lo farei io un
pensierino a fine anno ai capi, se non ci pensano i genitori! Ecco, il corso è
terminato. Potete passare in segreteria a ritirare il certificato di
partecipazione. Volete la verità? A parte l'A.E. , quando ho rivestito gli
altri ruoli di cui ho parlato non ho fatto tutte le cose che ho scritto, e
penso che nemmeno avevate il dubbio. Però se riuscissimo a mettere in pratica
almeno 3 delle decine di cose scontate che
“Noi siamo chiamati come capi scout a formare i genitori” sarebbe un atteggiamento tendenzialmente superbo, ma aiutarli a fermarsi, interrogarsi sui propri figli e cercare insieme modalità di relazione con loro più adeguate, questo sì. Riuscire a creare un filo conduttore tra le proposte scout e quelle familiari, in un rispetto profondo delle diversità e dei ruoli, nella consapevolezza di lavorare insieme per uno stesso fine, può essere un obiettivo che una Co.Ca. può proporsi. E’ vero che un capo ne ha abbastanza dei propri ragazzi a cui pensare, è pur vero che i capi gruppo con l’assistente possono inserire tra i propri compiti la cura del rapporto con le famiglie dei ragazzi costruendo relazioni e collaborazioni con strutture o persone ( consultori familiari, psicologi, pedagogisti) capaci di aiutare i capi a gestire momenti di riflessione con i genitori o direttamente con i genitori stessi, per sperimentare itinerari formativi. Negli ultimi anni si sono moltiplicate esperienze di questo tipo con buoni risultati. 1) Sintesi di PERCORSI CONCRETI *
Utilizzando il testo “PROGETTO GENITORI” di Paola Milani ed. Erikson TN, con
materiale pratico fotocopiabile, possono essere promosse anche direttamente da
Capi o da Co.Ca. varie iniziative,
con obiettivi diversificati. * Non necessariamente la terza fase deve essere
preceduta dalla seconda, può avvenire anche il contrario
a – GRUPPI DI
SENSIBILIZZAZIONE Obiettivo: Sensibilizzare i genitori sulle loro capacità
educative e aiutarli a scoprirle
- Primo incontro:
GENITORI NEL 2000: NON E’ COSI’ FACILE ( Riflessioni sul ruolo, i bisogni, le
competenze e i compiti del genitore)
- Secondo incontro:
RAGAZZI NEL 2000: ALTRETTANTO DIFFICLE ? ( Riflessioni sul crescere )
- Terzo incontro:
GENITORI E FIGLI : UN DUELLO VECCHIO COME IL MONDO ( Riflessioni sull’educare)
- Quarto incontro: GENITORI E FIGLI: UN
DIALOGO FRA SORDI ( Riflessioni sulla comunicazione in famiglia)
b – GRUPPI DI ARRICCHIMENTO
Obiettivo: Ci si concentra di più sulle problematiche dei genitori presenti,
con loro si costruisce il percorso e si scelgono le tematiche con l’aiuto di un
questionario. In generale si aiuteranno i genitori ad essere attenti: - alla
comunicazione non verbale; - alla percezione soggettiva, “i quattro orecchi”; -
le forme di supporto verbale adeguate ad una buona comunicazione (la
riformulazione ) - la comunicazione rappresentativa; - dare e ricevere
feedback;
c – GRUPPI PER
L’APPROFONDIMENTO DELLE ABILITA’ D’AIUTO Obiettivo: Sono quattro incontri più
strutturati, ma sempre da realizzare con i genitori in modo attivo.
Approfondiscono alcune tematiche fondamentali della relazione coni figli,
proponendo alcune modalità che sono risultate molto efficaci. Il materiale può
essere immediatamente utilizzato dal capo scout o esperto ed è fotocopiabile.
Alba
Marcoli: Il bambino arrabbiato e il bambino nascosto
Due sono i bambini
nascosti protagonisti delle pagine di Alba Marcoli: quello che sta dietro ogni
comportamento e sintomo infantile e quello che ognuno di noi adulti si porta
dentro, proiettandolo spesso inconsapevolmente sui bimbi che ci camminano accanto
nella vita. Il volume vuole aiutare a scoprire, attraverso la rielaborazione
fantastica di reali storie infantili, come ogni comportamento, dal punto di
vista psicologico, si strutturi nel mondo interiore del bambino attraverso la
riappropriazione delle nostre stesse emozioni che provengono dall'infanzia
costituisce una valida chiave d'accesso al mondo dei ragazzi, per poterli
capire e aiutare meglio.
L’esperienza scout ci
ha insegnato che attraverso la fantasia i simboli, le metafore, possiamo
veicolare significati profondi, elaborarli e crescere. Il percorso è tratto da
testi di Alba Marcoli “IL BAMBINO NASCOSTO” e “IL BAMBINO ARRABBIATO” ed. Oscar
Mondatori, dove si può trovare una serie di favole che toccano nodi di
sofferenza nel mondo interno di un bambino, e possono far risuonare affetti,
emozioni, sensazioni e sentimenti dell’antico bambino ferito che ognuno di noi
adulti si può portare dentro.
3.0
Le attività programmabili
3.1 Nei gruppi di genitori viene letta una favola:
nell’esperienza fatta una volta al mese per lasciare il tempo di decantare
dentro, però è possibile fare un percorso settimanale che tocchi varie
problematiche collegate ai problemi del gruppo. Si è riscontrato che è
possibile imparare a vedere e ad ascoltare in modo diverso i bambini che ci
camminano accanto nella vita e sfiorare con mano più leggera e rispettosa il
mondo fragile e prezioso dei loro sentimenti e delle loro emozioni. Tutto ciò
può essere utilizzato anche in Co.Ca. ed adattato anche direttamente con i
ragazzi, per affrontare qualche nodo particolare emerso durante le attività
scout. Per avere un’idea degli spunti offerti si riporta l’indice dei giochi reperibili
nei testi:
3.2 IL BAMBINO ARRABBIATO
Indice Capitolo primo:
la vitalità della rabbia 19 Come è nato questo libro 23 Perché parlare di
rabbia 29 Che cosa sta dietro la rabbia 33 La forza della rabbia 34 Le rabbie e
la scuola
Capitolo secondo: I
segnali della rabbia 41 La premessa di ogni favola 43 La paura dell'abbandono -
Il cucciolo che aveva paura delle macchie nere, 45 La paura di sentirsi soli e
impotenti 57 La difficoltà ad addormentarsi - Il camoscio che non voleva
dormire 59 La paura del non familiare 71 Il rapporto col cibo - L'orsetta
golosa, 75 L'uso del cibo come comunicazione 87 La separazione dei genitori -
Il capretto balbuziente 89 Quando il conflitto entra nel bambino 105 La morte
di un genitore - La tartarughina che non voleva più uscire dal guscio, 105 Aiutare
a vivere il proprio dolore
Capitolo terzo: Alle
radici della rabbia 119 L'iperprotezione svalutativa - Il principe che
distruggeva i castelli, 123 L'iperprotezione svalutativa e la trasmissione di
vecchie ferite 135 I conti in sospeso - La principessina arrabbiata perché non
le chiedevano mai scusa 137 Le ferite cicatrizzate 154 Vicino e lontano: la
spinta dell'autonomia - Il libro dell'esploratore 155 Né trattenere, né
spingere lontano 167 Le critiche svalutative - La principessa che si sentiva
sempre stupida 171 La mancanza di autostima 179 La ricerca di se negli altri -
La principessa prigioniera degli specchi 181 Gli altri come specchio per sapere
chi si è. Capitolo quarto: alla ricerca della rabbia perduta 195 L'invasione
del proprio territorio - Il principino che non parlava più 197 L'urlo senza
voce 209 Le separazioni precoci - Il principino che cercava solo vendetta 211
La cultura familiare del distacco 229 La negazione dei conflitti - Il
principino che aveva perso la sua ombra 231 Dove vanno le emozioni perdute? 245
Si può controllare lo scorrere del tempo?- Il cucciolo che voleva fermare il
tempo 247 Qualche riflessione sulla favola 263 Quando la rabbia non arriva alla
parola - Favola senza parole
Capitolo quinto:
Aiutare gli adulti a capire 269 Cercare di capire anche quello che non si vede
Capitolo sesto: I gruppi di favole per genitori ed insegnanti 287 Imparare a
imparare Capitolo settimo: Oltre la rabbia 307 La solitudine delle giovani
mamme oggi 315 Dall'archeologia della memori: uno dei tanti ricordi di vite
arrabbiate 321 Dalla rabbia ad una maggiore libertà dentro di sé: testimonianza
di ex-bambini arrabbiati
3.3)
IL BAMBINO NASCOSTO
92 La paura Capitolo
terzo: Il linguaggio del sintomo 109 La perdita dell'equilibrio - Il leprotto
che cadeva sempre 110 Le cadute 121 L'importanza delle regole - Il cucciolo che
attirava sempre l'attenzione su di sé 122 La mancanza di limiti 133 La fatica
del passaggio all'adolescenza - Il salmone con gli occhiali 134 L'abbandono
dell'infanzia 147 I legami del passato - Il fenicottero malato di nostalgia 148
La nostalgia Capitolo quarto: Il Cambiamento 163 La mancanza di concentrazione
in adolescenza - Il cucciolo cresciuto troppo in fretta 165 La difficoltà a
imparare in adolescenza 181 Non c'è una sola nascita - L'uovo di ferro ed il
martello d'oro 183 La difficoltà a nascere. 196 La fatica di ogni cambiamento -
I cuccioli che si ammalavano spesso 197 Cambiamento e malattia del bambino 215
Fidarsi o non fidarsi? - Il gabbiano che giocava col vento 216 Il tradimento
della fiducia Capitolo quinto: La perdita 231 La strada dell'individuazione 232
Il principino che non sapeva perdere 242 Il principino che diceva sempre di no
249 Il paese delle pagine ferme 256 Il tema della perdita Capitolo sesto: Due
casi clinici 271 La storia delle radici di Simona 284 La storia delle radici di
Cristina Capitolo settimo: La sperimentazione nei gruppi 297 Le favole e i
gruppi di formazione per genitori 303 Riflessioni sulla sperimentazione 50 51
_____________________
4.0
Un’esperienza
di GIOCO
Il genitore è convinto
di ascoltare il figlio, il figlio è convinto di ascoltare il genitore. In
realtà ciò che si ascolta sono spesso solo le parole senza riconoscere "i
vissuti emotivi" che ci stanno sotto e cioè i sentimenti. Imparare a fare
attenzione a quali sentimenti stanno sotto alle parole permette di capire molto
di più il nostro interlocutore. E' possibile allenare il cuore a questo
ascolto. Questa è un’esperienza vissuta di gioco sull’Ascolto tra genitori e
figli, in un’uscita.
- Le regole del gioco
0 - I fogli per
l'esercizio verranno distribuiti da due giudici uno per i bambini e uno per i
genitori.
1 - Occorre disporre 10
basi, dove sono organizzati 10 giochi, meglio se semplici. E’ utile che il
gioco sia interessante ma non troppo coinvolgente ed eccitante: questo vuole
solo essere strumento per interessare tutti (genitori e figli) a dare risposte
sulla propria persona.
2- I genitori dovranno
accedere al gioco di quella base dopo aver risposto a due domande sull'ascolto
dei sentimenti. I bambini potranno accedervi dopo aver risposto ad una domanda.
3- Il giudice leggerà
la risposta, la confronterà con le soluzioni, darà il punteggio e lo segnerà su
un foglio per squadra, annotando il numero dei bambini e dei genitori per
squadra che hanno risposto.
4- Il punteggio ad ogni
domanda va messo anche sul foglio del bambino o genitore in modo che alla fine
possano fare la somma del loro punteggio individuale.
5- Non mescolare i
punti dell'esercizio dell'ascolto con quelli dell'altro gioco in quanto avremo
due vincitori, uno per l'esercizio dell'ascolto e un altro per la gara.
6- Conservare il foglio per squadra e poi
consegnarlo alla fine al giudice generale.
7- Pensate ad un premio
(semplice) per i vincitori e a premi (divertenti) per tutti i partecipanti.
8- Scegliendo con
fantasia i giochi possono adattarsi a spazi aperti o chiusi.
4.1.
- Schema del foglio domande per i figli * ASCOLTARE I SENTIMENTI (esercizio
per figli)
Istruzioni (da leggere
ai figli prima dell’inizio del gioco): I genitori comunicano ai figli molto più
delle semplici parole o idee. Nelle parole spesso si nascondono i sentimenti.
Qui di seguito
elenchiamo alcuni dei tipici messaggi che i genitori inviano. Leggeteli uno per
volta cercando attentamente di decifrare quali sentimenti nascondono. Poi nella
colonna di destra scrivete i sentimenti che avete individuato.
-------------------
Quando il genitore dice …. Voi, figli, pensate
che il genitore si sente …. -----------------
ESEMPIO: Ti ho detto
tante volte di non fermarti a parlare con persone che non conosci. ….
Impaurito, timoroso, preoccupato -----------------
1 - Ho visto il tuo bel
voto sul quaderno, sei stato proprio bravo. .............................
2 - Hai proprio
apparecchiato bene! .............................
3 - Hai per caso
attraversato la strada fuori dalle strisce pedonali ?
............................
4 - Potete fare meno chiasso? Oggi ho lavorato
tanto. .................
5 - Il lavoro di oggi
non è andato bene, peccato. .....................
6 - E' mai possibile
che ti debba ripetere dieci volte di mettere in ordine i tuoi giochi?
............................
7 - Il giardino è
impegnativo da tenere in ordine peccato che nessuno mi aiuta.
...........................
8 - La pizza come la so
fare io non la sa fare nessuno. .................
9 - Sono stato troppo
severo con tuo fratello. .............................
10 - Non mi pare sia il
modo di rispondere alla mamma .............
Le
risposte esatte 1) contento, felice, soddisfatto 2)
orgoglioso, soddisfatto 3) impaurito, preoccupato, dubbioso 4) stanco,
infastidito 5) triste, scoraggiato 6) arrabbiato, infastidito 7) solo,
abbandonato, triste 8) capace, compiaciuto 9) in colpa, pentito 10) offeso,
arrabbiato
La tua capacità di
riconoscere i sentimenti dei tuoi genitori è: - Alta se hai raggiunto 31 / 40 -
Buona 21 / 30 - Suffíciente 11 / 20 - Scarsa 0 / 10
4.2. Schema del foglio
domande per i genitori * ASCOLTARE I
SENTIMENTI (esercizio per i genitori)
Istruzioni (da leggere
ai genitori prima dell’inizio del gioco): I figli comunicano ai genitori molto
più delle semplici parole o idee. Nelle parole spesso si nascondono i
sentimenti. Qui di seguito elenchiamo alcuni dei tipici messaggi che i figli
inviano. Leggeteli uno per volta cercando attentamente di decifrare quali
sentimenti nascondono. Poi nella colonna di destra, scrivete il sentimento o i
sentimenti che avete individuato. Scartate il contenuto del messaggio e
inscrivete soltanto il sentimento con una o più parole. Alcune affermazioni
potrebbero contenere più sentimenti diversi. Annotate e numerate i principali.
Quando avete finito, paragonate il vostro elenco a quello che troverete nelle
"Risposte" segnando il punteggio secondo le istruzioni relative.
Quando il figlio dice
…. Voi, genitori, pensate che il figlio si sente …. ------------------- ESEMPIO
Non so cosa non va. Non riesco a capire. Forse dovrei solo smettere di provarci
… sconcertato, scoraggiato, tentato di rinunciare. -------------------
1) Ehi, mancano solo
dieci giorni alla fine della scuola. ……..…….
2) Papà, guarda! Ho
fatto un aeroplano con i miei attrezzi nuovi! ……..…….
3) Mi tieni per mano
quando entriamo nella scuola materna? ……..…….
4) Uffa, non mi sto
divertendo. Non riesco a pensare a qualcosa da fare. ……..…….
5) Non sarò mai bravo
come Gianni. Mi alleno in continuazione, ma lui è sempre più bravo di me.
……..…….
6) Il nuovo insegnante
dà troppi compiti. Non riesco mai a finirli. Che devo fare? ……..…….
7) Tutti gli altri
bambini sono andati al mare. Non ho nessuno con cui giocare. ……..…….
8) I genitori di
Giovanni lo lasciano andate a scuola in bici, ma io ci so andare meglio.
……..…….
9) Non avrei dovuto
essere così ingiusto con il piccolo Giulio. Credo di essere stato cattivo.
……..…….
10) Voglio tenere i
capelli lunghi come mi pare. Sono i miei capelli, no? ……..…….
11) Pensi che vada
fatto così questo compito? Sarà fatto abbastanza bene? ……..…….
12) Ma perché quella
vecchia strega mi ha fatto restare a scuola più a lungo? Non ero l’unico a
parlare. Mi piacerebbe darle un pugno in faccia. ……..…….
13) Posso farlo da
solo. Non c'è bisogno che tu mi aiuti. Sono grande abbastanza per fallo da me.
……..…….
14) L'aritmetica è troppo
difficile. Sono troppo stupido per capirla. ……..…….
15) Vattene. Lasciami
solo. Non voglio parlare con te né con nessun altro. E comunque a te non
importa niente di quello che mi succede. ……..…….
16) Per un certo
periodo stavo andando bene, ma adesso va peggio di prima, Io ci provo, ma mi
sembra di non ottenere alcun risultato. Che mi sforzo a fare? ……..…….
17) Mi piacerebbe
tantissimo andarci, ma non riesco a chiamarla. E se poi glielo chiedo e mi ride
in faccia? ……..…….
18) Non voglio giocare
mai più con Pamela. E' proprio stupida e meschina. ……..…….
19) Sono proprio felice
di essere figlio tuo e di papà invece che di altri genitori. ……..…….
20) Credo di sapere
cosa vorrei fare, ma forse mi sbaglio. Sembra che io faccia sempre le cose sbagliate.
Che devo fare papà, lavorare o continuare a studiare? ……..…….
Le
risposte esatte 1) felice, sollevato 2) orgoglioso,
compiaciuto 3) impaurito, timoroso 4) annoiato, sconcertato 5) inadeguato,
scoraggiato 6) affaticato, sconfitto 7) abbandonato, solo 8) vittima di
un’ingiustizia, capace 9) in colpa, pentito 10) risentito dell’intromissione
genitoriale 11) dubbioso, insicuro 12) arrabbiato, carico d’odio, vittima di
un’ingiustizia 13) capace, non desidera essere aiutato 14) frustrato, incapace
15) ferito, arrabbiato, non amato, trascurato 16) scoraggiato, rinunciatario
17) vuole andare, timoroso 18) arrabbiato 19) grato, felice, apprezza i
genitori 20) incerto, insicuro
Calcolate 4 punti per
le risposte che vi sembrano coincidere con quelle elencate; 2 punti per le
risposte che si avvicinano solo parzialmente; 0 punti per le risposte
sbagliate.
La
vostra capacità di conoscere i sentimenti dei figli è
: - Alta se hai raggiunto 61 / 80 - Superiore alla media 41 / 60 - Inferiore
alla media 21 / 40 - Scarsa 0 / 20
Tabella dei punteggi
|
Squadra
1 |
Squadra
B |
Squadra
C |
Squadra
D |
Squadra
E |
Squadra
F |
Squadra
G |
Bambini |
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
3 |
|
|
|
|
|
|
|
4 |
|
|
|
|
|
|
|
5 |
|
|
|
|
|
|
|
6 |
|
|
|
|
|
|
|
7 |
|
|
|
|
|
|
|
8 |
|
|
|
|
|
|
|
9 |
|
|
|
|
|
|
|
10 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Totale |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Genitori |
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
3 |
|
|
|
|
|
|
|
4 |
|
|
|
|
|
|
|
5 |
|
|
|
|
|
|
|
6 |
|
|
|
|
|
|
|
7 |
|
|
|
|
|
|
|
8 |
|
|
|
|
|
|
|
9 |
|
|
|
|
|
|
|
10 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Totale |
|
|
|
|
|
|
|
Altre idee di attività
https://scoutsempre.files.wordpress.com/2011/07/uscita-genitori.pdf
https://scoutsempre.files.wordpress.com/2011/07/genitoripe12007.pdf
( alla fine del seguente link un questionario da adattare,per approfondire la conoscenza /biografia dei genitori dei ragazzi )
http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/3340/839751-1173006.pdf?sequence=2