lunedì 21 marzo 2022

Una sfida sempre attuale: le relazioni con le famiglie dei ragazzi e delle ragazze

 


Cari colleghi genitori,

sono sicuro che molti di voi sentiranno, come me, la pesante responsabilità che ricade sulle nostre spalle per ciò che concerne il futuro dei nostri figli. Abbiamo visto gente che riesce nella vita, e altri che non riescono. Vogliamo che i nostri ragazzi siano tra coloro che riescono, e sappiamo che il loro fallimento o il loro successo dipendono in larga misura dal tipo di educazione da essi ricevuto e dalla personalità che si sono formati.

E quest’educazione e personalità dipendono in larghissima misura da noi. Molti di noi sono consci della nostra responsabilità in questo campo, e al tempo stesso del fatto che manchiamo di risorse. Non abbiamo nessun addestramento specifico come educatori, abbiamo poco tempo libero, non possiamo permetterci spese scolastiche elevate. Eppure queste temporanee incapacità da parte nostra rischiano di mettere a repentaglio il futuro dei nostri figli. Li mandiamo alle scuole migliori che possiamo permetterci, ma la formazione scolastica dà loro tante ore di leggere, scrivere e far di conto, e ciò non basta per assicurare la riuscita nella carriera di un uomo.

Guardate ai molti uomini famosi che si sono fatti dal nulla. Non è stato il «leggere, scrivere e far di conto» che ha fatto far loro strada. E allora, cos’è stato? È stato il loro carattere. Come possiamo ottenere la formazione del carattere? Gli esperti più autorevoli ci dicono che il carattere non è cosa che possa insegnarsi a una classe in una scuola.

Il Movimento scout è stato espressamente concepito in modo da venir incontro a questa esigenza, e nei dodici anni della sua vita ha dimostrato la sua capacità di agganciare il ragazzo e, tramite attività che lo attirano, farlo crescere in quattro aree principali: carattere e intelligenza, salute e sviluppo fisico, abilità manuale e hobbies, servizio disinteressato per gli altri.

 Un ragazzo, a seconda della sua età, tra gli 8 e i 18 anni, entra in una delle tre branche del Movimento, la branca cadetta (i Lupetti), quella di mezzo (gli Esploratori), quella degli anziani (i Rovers). Egli vi trova una sana compagnia e sane attività, sotto il controllo personale del Capo, cosicché il suo carattere si sviluppa nel senso giusto per il suo bene e, ciò che più conta,  anche per quello di tutta la comunità."

Premessa

La tradizione ultrasessantennale del Palermo 15° ha visto sempre nella relazione con le famiglie un importante punto di forza. Nelle diverse fasi storiche tali relazioni hanno avuto manifestazioni diverse e specifiche :

negli anni '60 esse erano prevalentemente fondate sulla figura di P.Pio Barbagallo che, in qualche modo, garantiva per i giovani, spesso giovanissimi,  capi, cui erano affidati i ragazzi. Si soleva dire infatti in famiglia : “vado da Padre Pio” invece che “dagli scout” o “al Gruppo” come oggi. Era il mondo ASCI e spesso i genitori, in molti casi scout divenuti adulti e con famiglia ,  erano coinvolti in contesti del tipo “Amici degli scout”.

Con la nascita dell’ Agesci nel 1974, tormentata nei primi anni dal passaggio dalla dimensione verticale a quella orizzontale della Co.Ca. , dalla introduzione della democrazia associativa e della coeducazione,  il rapporto con le famiglie divenne più improntato alla fiducia nei capi, pur nel loro fisiologico turn over.

Nella fase di maggiore espansione del Gruppo negli anni ' 80,  culminata poi nel dono di un nuovo gruppo alla Città, la relazione con le famiglie fu molto incentrata sulla scelta di conoscere la realtà familiare dei ragazzi, la loro casa, la loro cameretta. Nacque la tradizione delle cene dei Capi Unità e staff a casa delle famiglie dei propri ragazzi favorendo e rafforzando la reciproca fiducia e, spesso, anche l’amicizia che continua ancora oggi.

Fu un booster straordinario a cui credo che il Gruppo debba la sopravvivenza in momenti difficili, il successivo pieno rilancio e la relativa solidità di oggi  che coincide con il processo di rinnovamento sostanziale delle generazioni in Co.Ca – anche grazie all’ottimo lavoro fatto in branca R/S a partire dagli anni ‘80-e fino ad oggi -   e nella permanenza attiva di “capi storici” nello spirito intergenerazionale che è la grande ricchezza dello Scautismo.


E’ di tutta evidenza che avere molti ragazzi/e provenienti da famiglie scout (credo si possa parlare ormai di terza o forse quarta generazione) agevoli molto la relazione fiduciaria con le medesime.

E dunque ? Facciamo tre tende e ci godiamo la visuale dal monte ? “«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mc, 9. 2-10) o vogliamo rilanciare in chiave più articolata e complessa questo importantissimo tema in tempi di crescente difficoltà per ogni famiglia, in misura diversa,  chiamata a confrontarsi con le tre grandi crisi degli ultimi 15 anni (2008 economica, 2019 sanitaria e conseguentemente sociale, 2022 nuovi timori e antiche paure per i propri figli, che ritornano dal passato) ?

Evidentemente la risposta è “no” e soprattutto per i capi e le capo  più giovani questa nuova palestra è sicuramente bella e affascinante come tutte le sfide amate dagli scout e dalle guide.

Allora cominciamo alla nostra maniera, ma prima un consiglio attinto all’esperienza personale:

Qualunque sia il livello della collaborazione tra famiglie e capi, la prova decisiva del successo educativo  è la seguente: quando e se  un ragazzo scappa da casa, la famiglia non si allarma perché sa che, intanto,  è andato a rifugiarsi dal proprio capo.

Parabola significa che qualsiasi alleanza con le famiglie, mai deve essere percepita dal ragazzo/a come una trappola poiché,  dall’adolescenza in poi,  lo Scautismo è ciò che, giustamente,   mai la famiglia potrà essere: il luogo ospitale della ribellione,  dove rendere sopportabile il terribile dolore fisico e mentale che è il prezzo della crescita.

 A domani sera.

Loris

Per chi non mi conosce
https://www.associazioneprua.it/socio-luigi-sanlorenzo/
https://lsanlorenzo.blogspot.com/2022/02/con-laiuto-di-dio.html

 

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Role Playing

Il Gruppo scout ha programmato un’attività all’aperto di alcuni giorni,   nonostante i rischi ancora presenti a motivo della pandemia, o delle caratteristiche della location o delle condizioni metereologiche previste o in corso.  Dividiamoci in tre gruppi che interpretino in 15 minuti ciascuno: 

1) una famiglia che ha fiducia nella capacità dei capi di garantire la sicurezza. Prima discute e poi chiama il capo al telefono

2) una famiglia che ha perplessità circa la partecipazione del figlio/a all’attività prima discute  e poi chiama il capo al telefono

3) i figli/figlie scout  che stanno ad ascoltare sia la prima che la seconda famiglia e annotano le proprie emozioni nelle due diverse situazioni

Discussione in plenaria 30 minuti

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Ed ora, un po’ di approfondimento ( spunti programmatici e attività pratiche)  magari da fare prima della riunione o anche dopo ! La tavola è imbandita, ciascuno prenda secondo il proprio bisogno !

 1.0 Come raccontarsi ai genitori: una carta d’identità.

Siamo giovani, meno giovani, siamo studenti, lavoratori, disoccupati, precari. Siamo sognatori, pragmatici, timidi, estroversi. Siamo severi, accomodanti, single, fidanzati,siamo indietro con gli esami e con le bollette, siamo viaggiatori, sedentari, sportivi.


Siamo creativi, ingegneri, chimici, poeti, siamo appassionati, affettuosi, siamo raffreddati.
Siamo stressati, nervosi, sereni, pazienti, impegnati, stanchi, vitali.
Siamo figli anche noi.

Siamo capi.

Siamo diversi, con i nostri pregi e i nostri difetti, ma con una scelta comune:dedicare moltissimo del nostro tempo al servizio, gratuitamente e senza niente in cambio se non della sana e pura soddisfazione e tanto affetto.

Abbiamo scelto di giocare la grande avventura dello Scautismo e di tirare dentro più giocatori possibili, i ragazzi, liberi di stare alle regole o di cambiare gioco. Abbiamo scelto di affiancarci a voi, genitori, nell’educazione dei vostri figli; non per sostituirci a voi, ma offrendoci in quanto fratelli e sorelle maggiori che possano giocare con i ragazzi e le ragazze e intanto indicare loro delle strade.

Non siamo la vostra controparte; non siamo concorrenti nel trasmettere messaggi contrastanti.
Abbiamo scelto di fare tutto alla luce del sole, in collaborazione con voi, per poter svolgere meglio il nostro servizio.

Non siamo educatori professionisti, ma dalla nostra parte abbiamo un metodo educativo azzeccato. Anzi, la nostra azione educativa sarebbe zoppa se voi non foste coinvolti, con il vostro appoggio e anche con la vostra competenza.

Forse avete intuito che lo Scautismo è contagioso; viene quindi da chiedersi se un genitore che insieme al figlio accoglie la proposta scout, possa dirsi un po’ scout anche lui. La risposta è proprio nei vostri atteggiamenti, che noi capi osserviamo nelle riunioni con voi, nelle attività, in uscita, al telefono, nelle situazioni difficili.


Ma che si manifestano anche nelle vostre case, quando i vostri figli tornano dal campo estivo e dovete fare almeno tre lavatrici per disinfettare l’uniforme e tutto il resto; quando loro tornano stanchi, con le ginocchia sbucciate ma contenti di raccontare le avventure trascorse; quando la camicia è da rattoppare o ha bisogno di qualche nuovo bottone; quando la cucina di casa è invasa da sette-otto ragazzini che vogliono cucinare messicano; quando il treno è in ritardo e bisogna aspettare alla stazione; quando durante la Pasqua di gruppo è d’obbligo giocare nel bosco, mentre la messa bisogna ascoltarla seduti per terra o appoggiati a una roccia.

I genitori vivono lo stesso Scautismo dei loro figli quando aiutano i più piccoli a preparare lo zaino, togliendo le cose inutili e aggiungendo gli scarponcini; quando sono attenti all’essenzialità, e mettono nel sacchetto del pranzo i panini con la mortadella al posto delle merendine, o il succo di frutta anziché la coca-cola.

Nasce allora un cerchio in cui genitori, ragazzi e capi condividono l’esperienza scout: una dinamica ideale per creare una proposta educativa intelligente ed efficace, che dia la possibilità ai capi di svolgere il loro servizio con serenità e con la fiducia dei genitori.

Purtroppo non è sempre così.

Alcuni di voi hanno nei nostri confronti lo stesso atteggiamento che avete con un fornitore di servizi pagato per stare con i vostri figli, e con cui vi sentite in diritto di esigere qualsiasi cosa, di lamentarvi e sbraitargli insulti in faccia come fate con un negoziante a cui avete pagato caro un videoregistratore che non funziona.

Questo tipo di rapporto, tipico della nostra società in cui se paghi hai diritto di esigere ciò che vuoi, non può entrare nelle dinamiche tra capi e genitori: i capi, che svolgono un servizio volontario, cercano di insegnare ai ragazzi e alle ragazze un atteggiamento esattamente contrario.

Le osservazioni che i ragazzi imparano a farsi l’un l’altro durante le attività sono guidate dalla correzione fraterna, uno strumento di confronto civile ed educato che non ammette giudizi distruttivi, ma soltanto consigli per crescere.

Noi capi dedichiamo al servizio un sacco di ore a costo zero; siamo disposti a subire tutti i richiami necessari se non facciamo il nostro dovere, ma prima di attaccarci in modo selvaggio pensateci due volte.

Critiche e osservazioni sono bene accette, perché portano miglioramenti.
Capi e genitori devono guardare nella stessa direzione, devono dialogare e insieme creare dei presupposti per la crescita felice dei ragazzi. Molti capi hanno vissuto fin da piccoli i valori compresi nel metodo scout e hanno scelto consapevolmente di testimoniarli nella vita di tutti i giorni: è proprio questa la sicurezza educativa che sanno garantire.

Una garanzia ancora più sicura se alla base dei rapporti tra capi e ragazzi e tra capi e genitori ci sono rispetto e fiducia.

 

2.0 La relazione con le famiglie

E’ uno degli elementi principali dell’educazione che intendiamo realizzare. Si tratta di:

* essere consapevoli che i genitori sono i primi responsabili dell’educazione attraverso un unico grande metodo che non si insegna né all’Università né al Campo scuola: l’esempio.

* comprendere che ci affianchiamo a loro offrendo le potenzialità del nostro originale metodo, insieme alla passione per il grande gioco dell’educazione

* far capire il senso delle scelte che operiamo

* far capire le ragioni per cui utilizziamo un’attività, una proposta invece di un’altra (soprattutto quando queste possono essere “non consuete” nel contesto locale)

* considerare i genitori, i nonni (almeno fino .. a prova contraria…) interlocutori positivi e coerenti con la nostra proposta

* quando si presentano situazioni di conflitto (proposta di diversi modelli di comportamento, diverse sollecitazioni valoriali) occorre un’ulteriore dose di chiarezza e di pazienza nel far comprendere le ragioni sottese all’importanza da noi data allo stile, all’acquisizione di “comportamenti positivi”, alla logica che l’assumersi impegni significhi crescere come persona, le- altà/fiducia/accoglienza liberamente offerte al prossimo… in cambio di nulla!

 

2.1 “Ask the boy”…… “mettiti nella pelle dei genitori

 Una delle prime responsabilità di ogni capo è il saper meritare la fiducia dei figli … e dei genitori.

* per meritare fiducia occorre farsi conoscere per quelli che si è, come persone

* anche se giovani in età, non aver paura di esporsi in ragiona- menti “di contenuti e di valori”, pensando di essere considerati solo capaci di far giocare…

* dimostrare di aver pensieri, idee, progetti di vita, fantasia, responsabilità, iniziativa

* saper motivare “da adulti” le proprie scelte, le proposte, le attività; dimostrare “spirito libero” insieme a responsabilità, capacità di organizzare e di essere noi stessi organizzati

* non è sempre vero che i genitori sono interessati alle riunioni organizzative nelle quali ascoltare orari, attività del campo e cosa serve mettere nello zaino (per queste cose spesso è sufficiente -almeno per i genitori dei non cuccioli o non più novizi- un avviso ordinato e fatto avere a casa per tempo).

* ai genitori interessa molto più capire quali persone hanno di fronte, capire se possono fidarsi di loro, se saranno capaci di avere “la testa sulle spalle” per se stessi e per i loro figli, se saranno capaci di preparare bene le cose e -ancor più- di ovviare con responsabilità agli imprevisti

* ogni papà o mamma ha bisogno di capire se si può fidare… come se ci fossero loro; anzi di più! * sono invidiate ai capi (quando sono ben possedute) intuizione, abilità manuale, capacità di espressione, fantasia, spirito di adattamento, spirito di avventura perché “il ruolo del ge- nitore di tutti i giorni” non permette di sperimentarle, di svilupparle, di esercitarle e viverle con i figli.

* i genitori non perdonano (giustamente) la faciloneria, l’improvvisazione come sistema, la superficialità di fronte alle situazioni. Capi e genitori … non sono soli Oltre ai figli -ovviamente- gli elementi del conoscersi

A noi capi, fin dall’ingresso in CoCa, compete acquisire la mentalità che: - un serio approccio alla realtà dei genitori comincia fin dai primi momenti di vita di staff, e non solo quando si è capi unità, quindi “è un obbligo”! - la fedeltà nel tempo è strumento facilitante nel meritare fiducia ed acquisire autorevolezza verso i genitori. La rotazione dei capi nel servizio, oltre ad essere di ostacolo nel costruire radici profonde nel rapporto con i singoli ragazzi/ragazze, rende difficile la relazione con i genitori che, anche loro, hanno necessità di conoscere e di farsi conoscere.

 

Genitori e figli sono protagonisti di un'unica vicenda di vita nella quale anche noi capi entriamo quando ragazzi e ragazze "entrano negli scout". Preoccuparsi solo del rapporto educativo con i figli trascurando di relazionarsi anche con i genitori è atteggiamento miope e risulta facilmente -prima o poi- motivo di conflitto tra capi e genitori o di equivoci e prese di posizioni non sempre comprensibili dai figli.

In realtà la relazione educativa con i ragazzi comporta per ognuno di noi il chiedersi "come chiamare al gioco" anche i genitori o, almeno, come far loro conoscere qual è la nostra "intenzione educativa" verso i loro figli - con chiarezza - senza equivoci - con la capacità di dare ragione "adulta" delle nostre iniziati- ve, scelte, proposte di attività e di stile di vita

Non possiamo dimenticare che, come con i ragazzi, anche con i GENITORI TOCCA A NOI DIMOSTRARE DI MERITARE FIDUCIA PER COSTRUIRE UNA RELAZIONE PROFICUA: in un rapporto tra adulti questo ha percorsi e modalità NON SEMPRE eguali a quelli che costruiamo con i ragazzi.

Con bambini e ragazzi le occasioni per far nascere fiducia e credibilità passano per la condivisione di tempo ed attività, l'esperienza di fatiche ed impegni che insieme affrontiamo e sui quali si cresce: un poco alla volta queste fanno crescere sintonia di giudizi, valutazioni e percezioni di "emozioni e sentimenti". Quasi sempre sono queste le occasioni attraverso quali si accende la scintilla della fiducia reciproca tra ragazzi e capi, quella sulla quale noi possiamo poi far leva per proporre i valori di Legge e Promessa.

Le situazioni attraverso le quali gli adulti si formano le idee sulle persone (ed i genitori non fanno alcuna differenza) sono le più varie e NON PASSANO per la dinamica delle relazioni che noi viviamo frequentemente con i loro figli, modalità che sono proprie dell'età della crescita. Abbiamo a che fare con adulti che si relazionano "da grandi" con "altri grandi":

COMPETE A NOI CAPI INSTAURARE CON I GENITORI UN RAPPORTO DI CREDIBILITÀ E FIDUCIA, DI RISPETTO E AUTOREVOLEZZA "TRA ADULTI". Come fare, quando anche la giovane età dei capi può essere motivo di incertezza, di timore ad esporsi con persone che potrebbero quasi essere i nostri genitori?

Che si abbia 20,30 o 40 anni non c'è differenza nel porsi. Alcune regole sono fondamentali per caratterizzare un rapporto aperto alla fiducia, all'apprezzamento della "serietà" dei motivi e delle scelte del capo, anche alla condivisione degli sforzi (che vogliono essere rivolti al bene dei figli) e -quando proprio va male (se le idee ed i valori non sono condivisi)- ad accettare come persona autorevole e con idee da rispettare quei capi che - sono sempre ed onestamente se stessi - non si mimetizzano con false accondiscendenze oppure dietro posizioni di preconcetta rigidezza - sono coerenti, nella propria vita, con i valori di Legge e Promessa che dichiarano di voler utilizzare ad orientamento dell’ 'educazione dei loro figli - hanno spessore personale:

cosa mi propongo, per quali ragioni lo faccio, quali ideali mi muovono, quale coerenza e profondi- tà c'è nella mia persona.

Per meritare fiducia da altri adulti non è sufficiente che si voglia aiutare a crescere bambini e ragazzi: occorre essere noi persone convincenti per acquisire credibilità di adulto maturo, affidabile, "sensato", capace di prendere decisioni di buon senso quando ce ne sarà bisogno

Attenzione alle CADUTE DI STILE, che qualcuno di noi -talvolta- con troppa superficialità intende quale atteggiamento giovanile o di "compagnoneria". Queste situazioni risultano invece essere -prima per i figli, poi per i genitori- indicatori di persona che agli altri chiede quanto lui non è disposto a fare.

Occorre FARE CONOSCERE LO SCAUTISMO: indicare il cammino "vicino" (quello dell'unità ove adesso è il figlio) e quello che più avanti verrà proposto, negli anni successivi fino alla Partenza.

Con il tempo è utile IMPARARE AD ESSERE DETERMINATI: non servono rigidezze "ideologiche" e sono da evitare sotterfugi non giustificabili con lealtà anche di fronte ai ragazzi. Quello che i genitori più spesso faticano a comprendere è la insistenza, la cocciutaggine che dimostriamo nel voler fare attività, uscite, cacce, imprese con modalità poco "efficienti" e con modi faticosi e "all'antica".

Rispondere alle obiezioni che ci pongono con “il metodo prevede questo” è dimostrazione lampante di aver dato risposta inadeguata (ed infantile sul piano dei contenuti) ad una giusta richiesta di comprendere il perché delle cose. Occorre invece saper dare giustificazione compiuta, "sostenibile da adulto", delle opportunità che intendiamo suscitare, delle dinamiche che riteniamo poter innescare e delle prevedibili reazioni che ci attendiamo dai ragazzi. Ci saranno poi le volte in cui occorrerà esercitare -anche con i genitori- pazienza e perseveranza, insistere e rinnovare motivazioni di scelte, proposte, richieste di impegni per i ragazzi. Alcune volte si potrà "trattare", altre sarà un DOVERE il saper essere fermi senza apparire cocciuti per partito preso.

Avere a che fare con i genitori per un capo è spesso un fatto delegato alle semplici comunicazioni logistiche o alla spiegazione sommaria delle attività di unità. Spesso infatti non ci si sofferma ad approfondire quelli che sono gli aspetti educativi e le scelte valoriali che concorrono a far crescere i nostri ragazzi: genitori nel contesto familiare e capi nel contesto associativo fanno scelte, agiscono, si giocano in modo determinante e in prima persona, affinché i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che hanno voluto scegliere di educare, possano scegliere di crescere.

Pensare come capi a questa corresponsabilità educativa e progettare in comunità capi di collaborare con i genitori in questo senso è fondamentale al fine di favorire il dialogo fra genitori e capi, tra capi stessi, e tra genitori.

Ecco allora quali i valori dello Scautismo, che le famiglie devono conoscere in modo approfondito, senza la condivisione dei quali l'opera di collaborazione e di presa in carico di responsabilità educativa non può avere radici salde e sempre più profonde.

- Obbedienza alla volontà di Dio: la nostra promessa inizia con le parole" con l'aiuto di Dio", come scout riconosciamo prima di tutto la nostra dipendenza dal Padre, la disponibilità a confrontarci con la sua parola e a camminare verso di Lui. E' questo il punto di partenza di tutta la nostra esperienza scout. - Essere persone responsabili: mettere in pratica ogni giorno i sani principi teorici in cui crediamo è il nostro obiettivo, alla maniera di don Milani "I care". - Essere uomini di qualità: uomini e donne di "qualità inedite" (E. Balducci "L'uomo planetario"), persone che semplicemente testimoniano in modo significativo.

- Impegnarsi e sporcarsi le mani: la famosa scelta politica, vivere il nostro essere buoni cittadini ogni giorno, a partire dal nostro piccolo contesto di vita.

- Avere fiducia in se stessi e infondere fiducia a chi ci sta accanto: dando il massimo e affrontando con serenità ogni cosa anche le esperienze più difficili vengono superate.

- Ottimismo e volontà di futuro: sapersi progettare e saper guardare con ottimismo al di là dell'oggi con la speranza in un domani pieno di nuove occasioni da cogliere.

- Comunità: la scelta di vivere insieme agli altri, che non è sempre così scontata, soprattutto oggi dove l'individualismo e la frammentarietà la fanno da padroni.

Di questi valori i genitori, spesso, assaporano solo l'odore, ma non riescono a gustarne appieno il gusto, se non siamo noi capi ad andare loro incontro e per instaurare un dialogo costruttivo che faccia crescere gli uni e gli altri.

Un'esperienza interessante quindi può essere quella di inserire nel progetto educativo di gruppo questo obiettivo e di organizzare, come Comunità Capi, momenti di riflessione e lavoro (ad esempio uscite domenicali) che vedano i genitori delle varie unità confrontarsi insieme ai capi dei loro figli su questi aspetti.

I papà e le mamme hanno un bisogno vitale di parlare tra di loro e di scoprire che non sono gli unici ad avere dubbi sull'educazione dei loro figli; ad avere paura di dare fiducia ai loro ragazzi; a temere che i figli diventino grandi e che si stacchino sempre di più da loro, e inoltre a scoprire che tra di loro ci sono persone che possono aiutarli a superare queste normali incertezze che caratterizzano la difficile arte del genitore. Anche per i capi non è facile innescare questo meccanismo di condivisione di responsabilità educativa con i genitori, spesso i genitori fanno "paura” per la loro apprensione e per la loro insistenza, ma se si instaura un rapporto basato sui valori di fondo dell'esperienza educante che si sta vivendo insieme, gli stessi capi crescono e si rafforzano nel loro agire educativo con i ragazzi, forti del contributo dei genitori

2.2 - Il contesto. Viviamo in una società globalizzata dove miriadi di stimoli arrivano senza filtraggio culturale, operando spesso un disorientamento specie in chi non è ancora strutturato ed è assetato di conoscenze come il preadolescente e l'adolescente. Le conseguenze sono quelle di creare un clima psicologico freddo, individualista con un senso di relativismo assoluto che pone il giovane in confusione in quanto ha un bisogno profondo di riferimenti chiari, specie a livello valoriale, che non gli vengono più trasmessi. (Si vedano i problemi legati alla dipendenza dai social media o alla sindrome di Hikikomori https://it.wikipedia.org/wiki/Hikikomori )

2.3 - La famiglia. La famiglia entra a far parte di questo contesto come l'unico riferimento che il giovane riconosce ancora come fondamentale e da cui fatica a staccarsi per il timore di entrare nel caos. Anche i genitori però vivono all'interno dello stesso contesto e anch'essi hanno modificato il loro atteggiamento educativo. La figura materna ha trasmesso alla figura paterna un maggior senso protettivo del figlio, coltivando un senso di attaccamento molto forte. La paura dell'esterno favorisce l'attaccamento interno, favorisce la chiusura difensiva. Abbiamo padri molto più interessati ai figli, più affettivi, ma anche più preoccupati e apprensivi, atteggiamenti presenti in passato solo nella figura materna.

A questo punto si lega l’altro aspetto di crisi che l’ambito associativo vive, o meglio riflette, nell’ultimo decennio: il problema dell’identità personale del capo, di quello che si può definire la maturità di una persona adulta, assume una centralità su cui è indispensabile soffermarsi. A questo tema si ricollega ancora una volta il mutamento culturale che tanto influenza la vita del singolo e il suo cammino verso l’età adulta.

I nuovi adulti dell’età contemporanea (in questo capi e genitori sono spesso accomunati) subiscono l’impatto di una cultura sempre più relativista, soggettivista e acentrica (senza punti di riferimento stabili e condivisi), che soprattutto in campo educativo determina i risultati più inquietanti e destabilizzanti. A livello di società si riscontra lo stato di crisi degli apparati intenzionalmente educativi (scuola e famiglia) con il progressivo svuotamento dei modelli tradizionali di socializzazione. Appare, in sintesi, una società che non riesce e non sa educare i propri figli e che, così facendo, si nega la possibilità di pensare e progettarsi un futuro, di qualsiasi tipo si tratti. Ma lo stesso problema che riguarda i capi spesso e volentieri è comune anche ai genitori, in crisi di identità e di ruolo. Non dimentichiamo, infatti, che per instaurare qualsiasi forma di comunicazione devono intervenire almeno due enti, entrambi con la consapevolezza del ruolo che ricoprono.

Spesso i capi a loro volta non hanno di fronte personalità stabili e mature, che operano scelte consapevoli per i propri figli, e questo anche in campo educativo. Quello che viene rilevato per i capi può essere esteso anche per le generazioni di genitori attorno ai 30 anni, già catturati nella dinamica culturale oggi più diffusa.

Questo non può che determinare un dialogo tra muti e/o sordi, e a questo punto possiamo pensare a questi ruoli anche in modo intercambiabile. Per concludere la problematica del rapporto genitori/capi.  Due allora gli strumenti che possono essere utilizzati per educarci ed educare alla consapevolezza del perchè facciamo Scautismo, senza appesantire troppo : 

- Le riunioni con i genitori, come momenti in cui, oltre a comunicare cosa facciamo, esplicitiamo sopratutto il perchè lo facciamo (è bene che la Co.Ca. continui sempre a fare memoria della valenza educativa e psicologica di ogni attività con i propri capi senza darla per scontata e sapendola approfondire) facendo in modo che siano i ragazzi protagonisti, come in qualsiasi altra attività. 

-Lettera sintesi dell'evento scout, dove sia esplicitato schematicamente il quando, il come ed il perchè. Se ad ogni uscita, ad ogni campo, ad ogni impresa il genitore è messo al corrente del tipo di attività , dello strumento che si utilizza e dell'obbiettivo che si vuole raggiungere, e tutto ciò diventa tradizione del gruppo, noi stessi avremo stimolato i ragazzi e soprattutto i genitori a riconoscere il valore delle nostre esperienze per la crescita dei loro figli e forse a meritarci fiducia.

2.4 Le zone d’ombra - Le difficoltà nascono dal contesto complesso in cui viviamo, nel quale la famiglia ha smarrito il suo ruolo educativo e sono molte le famiglie divise o disgregate. La famiglia deve recuperare la sua funzione educativa: ci sentiamo interpellati?

- Da parte nostra è diffusa una certa autosufficienza: tutto sommato ci sentiamo bravi a “tenere i ragazzi” e a dialogare con loro ”nonostante” le famiglie, anzi la loro presenza, a volte, risulta “ingombrante”: riconosciamo alla famiglia il suo ruolo educativo? Come possiamo intervenire? Quale atteggiamento assumere?

- Il contesto socioculturale richiede un intervento a “rete”: come passare dalla collaborazione alla condivisione di un progetto? 

- Quali strumenti per coinvolgere la famiglia? Come porre al centro l’intenzionalità educativa? E quale rapporto con le famiglie dei Rover/Scolte?

SE FOSSI UN CAPO IN UNITA'

Ragazzi, qui non si scherza. Se fossi un capo unità la prima cosa che farei ad inizio d'anno, dopo le pulizie della sede, è una riunione con i genitori. " Buona sera, grazie per essere venuti. Io sono Matteo, il capo reparto, e questa è Sandra, la capo reparto. Volevamo conoscervi di persona e comunicarci le reciproche attese per quest'anno che sta per iniziare…" Sì, perché il primo problema non è spiegare ai genitori cos'è lo Scautismo, ma capire perché hanno iscritto i figli allo Scautismo. Dobbiamo partire da un terreno comune, non iniziare a distinguerci. Noi scout, voi genitori. Se iniziamo col spiegare chi siamo, chi è Baden Powell, e cosa facciamo in braghe corte, allora capiranno subito che la cosa ci piace….. Quando avranno capito che siamo esseri umani come loro e che il nostro interesse è quello di aiutarli ad educare i figli, allora potremo spiegare che cercheremo di farlo con un metodo, e che l'ha inventato un signore inglese molti anni fa. Poi mi segnerei tutti i nomi dei genitori, perché è importante chiamare ciascuno con il proprio nome come facciamo con i ragazzi. E diamo loro il nostro indirizzo e telefono: lo sappiamo che a volte ci chiameranno nel mezzo della partita di calcetto o del film per sapere se in uscita ci sarà l'acqua calda o meno, ma ne vale la pena. E facciamo in modo che l'incontro non sia un monologo di un capo, ma che ci sia spazio per tutti i capi dello staff, che si capisca che il nostro è un gioco di squadra, anche se per far questo è necessario preparare prima gli interventi e dividerli fra i capi.

Sapete cosa indispettisce un genitore?

Avvertire che dei ragazzini poco più che ventenni si permettano di pontificare sulle teorie dell'educazione, magari alludendo a presunte inadeguatezze dei genitori. Questo per dire che noi siamo capi scout, e non sempre genitori; sappiamo quali sono le nostre fatiche ma non immaginiamo spesso quelle delle madri e dei padri dei nostri ragazzi, quindi ci vuole umiltà e senso della misura. Alcuni genitori potranno mettere a dura prova la nostra pazienza dubitando delle nostre capacità: la risposta più corretta sarà la calma e la posatezza, avranno modo di ricredersi quando ci vedranno all'opera. D'altronde, noi al posto loro non vorremmo affidare il bene più prezioso che possediamo a persone con la testa sulle spalle? E quando ci capiterà di entrare nelle loro case non risparmiamo sui minuti, lasciamoci offrire un caffè e chiacchieriamo di cose serie e meno serie, c'è bisogno di tempo per conoscersi e darsi fiducia reciproca.

SE FOSSI UN CAPOGRUPPO

Farei il "prezzemolo" senza preoccuparmi dei rischi di sovraesposizione. Mi spiego. Il capogruppo ha un ruolo in comunità capi, ma ne ha anche uno esterno alla struttura associativa, cioè di riferimento per il consiglio pastorale, per gli altri gruppi/associazioni parrocchiali o meno, per il comune, e non per ultimo nei confronti dei genitori dei ragazzi. Ricordiamoci che è il primo garante del progetto educativo e della qualità del servizio della Co.Ca. Si, anche gli altri capi lo sono, ma, per il ruolo che riveste, il capogruppo è un riferimento particolare, e quindi deve prendersi le proprie responsabilità informandosi, partecipando, introducendo, sintetizzando, provocando tutto ciò che riguarda la trasversalità del servizio rispetto le branche. In poche parole: non sarebbe male se fosse conosciuto dai genitori e potessero contattarlo con facilità per quei problemi dei quali risulterebbe imbarazzante parlarne direttamente con i capi unità, perché magari il problema riguarda loro; non sarebbe male se i capi tenessero bene in mente che alcune situazioni e problematiche sono di competenza del capogruppo, e a lui devono riferirsi, non perché sia il migliore ma perché il ruolo che la Co.Ca gli ha dato gli permette di avere un punto di vista più generale della situazione; non sarebbe male se il capogruppo si preoccupasse di promuovere alcune "politiche" generali della Co.Ca. nei confronti dei genitori, come l'aiuto per le famiglie in condizioni economiche difficili, o le attenzioni necessarie verso i figli di coppie separate e divorziate, e qui potremmo veramente aprire un capitolo. Se fossi un capogruppo valorizzerei le esperienze di genitori dei capi più maturi, perché aiutino la coca a cogliere le difficoltà di chi cresce i ragazzi per una vita e non per qualche anno la domenica mattina.

SE FOSSI UN ASSISTENTE ECCLESIASTICO

Starei sempre con le orecchie tese, pronto a cogliere le difficoltà dei capi e del capogruppo nei confronti dei genitori, perché sarei cosciente di quanta importanza il mio ruolo di prete potrebbe avere nelle situazioni di incomprensione e disaccordo, di mancanza di fiducia, di posizioni rigide. Le famiglie e la Co.Ca avrebbero fiducia nel mio intervento e arriverebbero al punto di incontro e di mediazione. Certo starei attento a non sovrappormi al capogruppo, perché i due ruoli sono diversi e vanno rispettati, e proprio per questo lavorerei al suo fianco, per sostenerne spiritualmente lo sforzo e ricordare sempre a lui e alla Co.Ca il motivo per cui fatichiamo ogni giorno in una "missione" che a volte appare impossibile. Sarei cosciente dell'importanza di un gruppo di giovani e adulti come la Co.Ca. che si impegna con tanta perseveranza e generosità nell'educazione dei piccoli, spesso di famiglie lontane dalla Chiesa e proprio per questo non mi preoccuperei di "darmi", malgrado siano tante le cose da fare in parrocchia, perché non è una questione "scout", qui si parla di avvicinare le famiglie alla Parola e alla comunità, e la cosa mi riguarda molto da vicino. Se fossi un assistente ecclesiastico lo farei io un pensierino a fine anno ai capi, se non ci pensano i genitori! Ecco, il corso è terminato. Potete passare in segreteria a ritirare il certificato di partecipazione. Volete la verità? A parte l'A.E. , quando ho rivestito gli altri ruoli di cui ho parlato non ho fatto tutte le cose che ho scritto, e penso che nemmeno avevate il dubbio. Però se riuscissimo a mettere in pratica almeno 3 delle decine di cose scontate che

“Noi siamo chiamati come capi scout a formare i genitori”  sarebbe un atteggiamento tendenzialmente superbo, ma aiutarli a fermarsi, interrogarsi sui propri figli e cercare insieme modalità di relazione con loro più adeguate, questo sì. Riuscire a creare un filo conduttore tra le proposte scout e quelle familiari, in un rispetto profondo delle diversità e dei ruoli, nella consapevolezza di lavorare insieme per uno stesso fine, può essere un obiettivo che una Co.Ca. può proporsi. E’ vero che un capo ne ha abbastanza dei propri ragazzi a cui pensare, è pur vero che i capi gruppo con l’assistente possono inserire tra i propri compiti la cura del rapporto con le famiglie dei ragazzi costruendo relazioni e collaborazioni con strutture o persone ( consultori familiari, psicologi, pedagogisti) capaci di aiutare i capi a gestire momenti di riflessione con i genitori o direttamente con i genitori stessi, per sperimentare itinerari formativi. Negli ultimi anni si sono moltiplicate esperienze di questo tipo con buoni risultati. 1) Sintesi di PERCORSI CONCRETI * 



Utilizzando il testo “PROGETTO GENITORI” di Paola Milani ed. Erikson TN, con materiale pratico fotocopiabile, possono essere promosse anche direttamente da Capi o da Co.Ca. varie iniziative, con obiettivi diversificati. * Non necessariamente la terza fase deve essere preceduta dalla seconda, può avvenire anche il contrario

a – GRUPPI DI SENSIBILIZZAZIONE Obiettivo: Sensibilizzare i genitori sulle loro capacità educative e aiutarli a scoprirle

- Primo incontro: GENITORI NEL 2000: NON E’ COSI’ FACILE ( Riflessioni sul ruolo, i bisogni, le competenze e i compiti del genitore)

- Secondo incontro: RAGAZZI NEL 2000: ALTRETTANTO DIFFICLE ? ( Riflessioni sul crescere )

- Terzo incontro: GENITORI E FIGLI : UN DUELLO VECCHIO COME IL MONDO ( Riflessioni sull’educare)

 - Quarto incontro: GENITORI E FIGLI: UN DIALOGO FRA SORDI ( Riflessioni sulla comunicazione in famiglia)

b – GRUPPI DI ARRICCHIMENTO Obiettivo: Ci si concentra di più sulle problematiche dei genitori presenti, con loro si costruisce il percorso e si scelgono le tematiche con l’aiuto di un questionario. In generale si aiuteranno i genitori ad essere attenti: - alla comunicazione non verbale; - alla percezione soggettiva, “i quattro orecchi”; - le forme di supporto verbale adeguate ad una buona comunicazione (la riformulazione ) - la comunicazione rappresentativa; - dare e ricevere feedback;

c – GRUPPI PER L’APPROFONDIMENTO DELLE ABILITA’ D’AIUTO Obiettivo: Sono quattro incontri più strutturati, ma sempre da realizzare con i genitori in modo attivo. Approfondiscono alcune tematiche fondamentali della relazione coni figli, proponendo alcune modalità che sono risultate molto efficaci. Il materiale può essere immediatamente utilizzato dal capo scout o esperto ed è fotocopiabile.

 

Alba Marcoli: Il bambino arrabbiato e il bambino nascosto

Due sono i bambini nascosti protagonisti delle pagine di Alba Marcoli: quello che sta dietro ogni comportamento e sintomo infantile e quello che ognuno di noi adulti si porta dentro, proiettandolo spesso inconsapevolmente sui bimbi che ci camminano accanto nella vita. Il volume vuole aiutare a scoprire, attraverso la rielaborazione fantastica di reali storie infantili, come ogni comportamento, dal punto di vista psicologico, si strutturi nel mondo interiore del bambino attraverso la riappropriazione delle nostre stesse emozioni che provengono dall'infanzia costituisce una valida chiave d'accesso al mondo dei ragazzi, per poterli capire e aiutare meglio.

 

 

L’esperienza scout ci ha insegnato che attraverso la fantasia i simboli, le metafore, possiamo veicolare significati profondi, elaborarli e crescere. Il percorso è tratto da testi di Alba Marcoli “IL BAMBINO NASCOSTO” e “IL BAMBINO ARRABBIATO” ed. Oscar Mondatori, dove si può trovare una serie di favole che toccano nodi di sofferenza nel mondo interno di un bambino, e possono far risuonare affetti, emozioni, sensazioni e sentimenti dell’antico bambino ferito che ognuno di noi adulti si può portare dentro.

3.0 Le attività programmabili

3.1 Nei gruppi di genitori viene letta una favola: nell’esperienza fatta una volta al mese per lasciare il tempo di decantare dentro, però è possibile fare un percorso settimanale che tocchi varie problematiche collegate ai problemi del gruppo. Si è riscontrato che è possibile imparare a vedere e ad ascoltare in modo diverso i bambini che ci camminano accanto nella vita e sfiorare con mano più leggera e rispettosa il mondo fragile e prezioso dei loro sentimenti e delle loro emozioni. Tutto ciò può essere utilizzato anche in Co.Ca. ed adattato anche direttamente con i ragazzi, per affrontare qualche nodo particolare emerso durante le attività scout. Per avere un’idea degli spunti offerti si riporta l’indice dei giochi reperibili nei testi:  

3.2 IL BAMBINO ARRABBIATO

Indice Capitolo primo: la vitalità della rabbia 19 Come è nato questo libro 23 Perché parlare di rabbia 29 Che cosa sta dietro la rabbia 33 La forza della rabbia 34 Le rabbie e la scuola

Capitolo secondo: I segnali della rabbia 41 La premessa di ogni favola 43 La paura dell'abbandono - Il cucciolo che aveva paura delle macchie nere, 45 La paura di sentirsi soli e impotenti 57 La difficoltà ad addormentarsi - Il camoscio che non voleva dormire 59 La paura del non familiare 71 Il rapporto col cibo - L'orsetta golosa, 75 L'uso del cibo come comunicazione 87 La separazione dei genitori - Il capretto balbuziente 89 Quando il conflitto entra nel bambino 105 La morte di un genitore - La tartarughina che non voleva più uscire dal guscio, 105 Aiutare a vivere il proprio dolore

Capitolo terzo: Alle radici della rabbia 119 L'iperprotezione svalutativa - Il principe che distruggeva i castelli, 123 L'iperprotezione svalutativa e la trasmissione di vecchie ferite 135 I conti in sospeso - La principessina arrabbiata perché non le chiedevano mai scusa 137 Le ferite cicatrizzate 154 Vicino e lontano: la spinta dell'autonomia - Il libro dell'esploratore 155 Né trattenere, né spingere lontano 167 Le critiche svalutative - La principessa che si sentiva sempre stupida 171 La mancanza di autostima 179 La ricerca di se negli altri - La principessa prigioniera degli specchi 181 Gli altri come specchio per sapere chi si è. Capitolo quarto: alla ricerca della rabbia perduta 195 L'invasione del proprio territorio - Il principino che non parlava più 197 L'urlo senza voce 209 Le separazioni precoci - Il principino che cercava solo vendetta 211 La cultura familiare del distacco 229 La negazione dei conflitti - Il principino che aveva perso la sua ombra 231 Dove vanno le emozioni perdute? 245 Si può controllare lo scorrere del tempo?- Il cucciolo che voleva fermare il tempo 247 Qualche riflessione sulla favola 263 Quando la rabbia non arriva alla parola - Favola senza parole

Capitolo quinto: Aiutare gli adulti a capire 269 Cercare di capire anche quello che non si vede Capitolo sesto: I gruppi di favole per genitori ed insegnanti 287 Imparare a imparare Capitolo settimo: Oltre la rabbia 307 La solitudine delle giovani mamme oggi 315 Dall'archeologia della memori: uno dei tanti ricordi di vite arrabbiate 321 Dalla rabbia ad una maggiore libertà dentro di sé: testimonianza di ex-bambini arrabbiati

3.3) IL BAMBINO NASCOSTO

92 La paura Capitolo terzo: Il linguaggio del sintomo 109 La perdita dell'equilibrio - Il leprotto che cadeva sempre 110 Le cadute 121 L'importanza delle regole - Il cucciolo che attirava sempre l'attenzione su di sé 122 La mancanza di limiti 133 La fatica del passaggio all'adolescenza - Il salmone con gli occhiali 134 L'abbandono dell'infanzia 147 I legami del passato - Il fenicottero malato di nostalgia 148 La nostalgia Capitolo quarto: Il Cambiamento 163 La mancanza di concentrazione in adolescenza - Il cucciolo cresciuto troppo in fretta 165 La difficoltà a imparare in adolescenza 181 Non c'è una sola nascita - L'uovo di ferro ed il martello d'oro 183 La difficoltà a nascere. 196 La fatica di ogni cambiamento - I cuccioli che si ammalavano spesso 197 Cambiamento e malattia del bambino 215 Fidarsi o non fidarsi? - Il gabbiano che giocava col vento 216 Il tradimento della fiducia Capitolo quinto: La perdita 231 La strada dell'individuazione 232 Il principino che non sapeva perdere 242 Il principino che diceva sempre di no 249 Il paese delle pagine ferme 256 Il tema della perdita Capitolo sesto: Due casi clinici 271 La storia delle radici di Simona 284 La storia delle radici di Cristina Capitolo settimo: La sperimentazione nei gruppi 297 Le favole e i gruppi di formazione per genitori 303 Riflessioni sulla sperimentazione 50 51

 

_____________________

 

4.0  Un’esperienza di GIOCO

Il genitore è convinto di ascoltare il figlio, il figlio è convinto di ascoltare il genitore. In realtà ciò che si ascolta sono spesso solo le parole senza riconoscere "i vissuti emotivi" che ci stanno sotto e cioè i sentimenti. Imparare a fare attenzione a quali sentimenti stanno sotto alle parole permette di capire molto di più il nostro interlocutore. E' possibile allenare il cuore a questo ascolto. Questa è un’esperienza vissuta di gioco sull’Ascolto tra genitori e figli, in un’uscita.

- Le regole del gioco

0 - I fogli per l'esercizio verranno distribuiti da due giudici uno per i bambini e uno per i genitori.

1 - Occorre disporre 10 basi, dove sono organizzati 10 giochi, meglio se semplici. E’ utile che il gioco sia interessante ma non troppo coinvolgente ed eccitante: questo vuole solo essere strumento per interessare tutti (genitori e figli) a dare risposte sulla propria persona.

2- I genitori dovranno accedere al gioco di quella base dopo aver risposto a due domande sull'ascolto dei sentimenti. I bambini potranno accedervi dopo aver risposto ad una domanda.

3- Il giudice leggerà la risposta, la confronterà con le soluzioni, darà il punteggio e lo segnerà su un foglio per squadra, annotando il numero dei bambini e dei genitori per squadra che hanno risposto.

4- Il punteggio ad ogni domanda va messo anche sul foglio del bambino o genitore in modo che alla fine possano fare la somma del loro punteggio individuale.

5- Non mescolare i punti dell'esercizio dell'ascolto con quelli dell'altro gioco in quanto avremo due vincitori, uno per l'esercizio dell'ascolto e un altro per la gara.

 6- Conservare il foglio per squadra e poi consegnarlo alla fine al giudice generale.

7- Pensate ad un premio (semplice) per i vincitori e a premi (divertenti) per tutti i partecipanti.

8- Scegliendo con fantasia i giochi possono adattarsi a spazi aperti o chiusi.

 

4.1. - Schema del foglio domande per i figli * ASCOLTARE I SENTIMENTI (esercizio per figli)

Istruzioni (da leggere ai figli prima dell’inizio del gioco): I genitori comunicano ai figli molto più delle semplici parole o idee. Nelle parole spesso si nascondono i sentimenti.

Qui di seguito elenchiamo alcuni dei tipici messaggi che i genitori inviano. Leggeteli uno per volta cercando attentamente di decifrare quali sentimenti nascondono. Poi nella colonna di destra scrivete i sentimenti che avete individuato. -------------------

 Quando il genitore dice …. Voi, figli, pensate che il genitore si sente …. -----------------

ESEMPIO: Ti ho detto tante volte di non fermarti a parlare con persone che non conosci. …. Impaurito, timoroso, preoccupato -----------------

1 - Ho visto il tuo bel voto sul quaderno, sei stato proprio bravo. .............................

2 - Hai proprio apparecchiato bene! .............................

3 - Hai per caso attraversato la strada fuori dalle strisce pedonali ? ............................

 4 - Potete fare meno chiasso? Oggi ho lavorato tanto. .................

5 - Il lavoro di oggi non è andato bene, peccato. .....................

6 - E' mai possibile che ti debba ripetere dieci volte di mettere in ordine i tuoi giochi? ............................

7 - Il giardino è impegnativo da tenere in ordine peccato che nessuno mi aiuta. ...........................

8 - La pizza come la so fare io non la sa fare nessuno. .................

9 - Sono stato troppo severo con tuo fratello. .............................

10 - Non mi pare sia il modo di rispondere alla mamma .............

 

Le risposte esatte 1) contento, felice, soddisfatto 2) orgoglioso, soddisfatto 3) impaurito, preoccupato, dubbioso 4) stanco, infastidito 5) triste, scoraggiato 6) arrabbiato, infastidito 7) solo, abbandonato, triste 8) capace, compiaciuto 9) in colpa, pentito 10) offeso, arrabbiato

La tua capacità di riconoscere i sentimenti dei tuoi genitori è: - Alta se hai raggiunto 31 / 40 - Buona 21 / 30 - Suffíciente 11 / 20 - Scarsa 0 / 10

 

4.2. Schema del foglio domande per i genitori * ASCOLTARE I SENTIMENTI (esercizio per i genitori)

Istruzioni (da leggere ai genitori prima dell’inizio del gioco): I figli comunicano ai genitori molto più delle semplici parole o idee. Nelle parole spesso si nascondono i sentimenti. Qui di seguito elenchiamo alcuni dei tipici messaggi che i figli inviano. Leggeteli uno per volta cercando attentamente di decifrare quali sentimenti nascondono. Poi nella colonna di destra, scrivete il sentimento o i sentimenti che avete individuato. Scartate il contenuto del messaggio e inscrivete soltanto il sentimento con una o più parole. Alcune affermazioni potrebbero contenere più sentimenti diversi. Annotate e numerate i principali. Quando avete finito, paragonate il vostro elenco a quello che troverete nelle "Risposte" segnando il punteggio secondo le istruzioni relative.

Quando il figlio dice …. Voi, genitori, pensate che il figlio si sente …. ------------------- ESEMPIO Non so cosa non va. Non riesco a capire. Forse dovrei solo smettere di provarci … sconcertato, scoraggiato, tentato di rinunciare. -------------------

1) Ehi, mancano solo dieci giorni alla fine della scuola. ……..…….

2) Papà, guarda! Ho fatto un aeroplano con i miei attrezzi nuovi! ……..…….

3) Mi tieni per mano quando entriamo nella scuola materna? ……..…….

4) Uffa, non mi sto divertendo. Non riesco a pensare a qualcosa da fare. ……..…….

5) Non sarò mai bravo come Gianni. Mi alleno in continuazione, ma lui è sempre più bravo di me. ……..…….

6) Il nuovo insegnante dà troppi compiti. Non riesco mai a finirli. Che devo fare? ……..…….

7) Tutti gli altri bambini sono andati al mare. Non ho nessuno con cui giocare. ……..…….

8) I genitori di Giovanni lo lasciano andate a scuola in bici, ma io ci so andare meglio. ……..…….

9) Non avrei dovuto essere così ingiusto con il piccolo Giulio. Credo di essere stato cattivo. ……..…….

10) Voglio tenere i capelli lunghi come mi pare. Sono i miei capelli, no? ……..…….

11) Pensi che vada fatto così questo compito? Sarà fatto abbastanza bene? ……..…….

12) Ma perché quella vecchia strega mi ha fatto restare a scuola più a lungo? Non ero l’unico a parlare. Mi piacerebbe darle un pugno in faccia. ……..…….

13) Posso farlo da solo. Non c'è bisogno che tu mi aiuti. Sono grande abbastanza per fallo da me. ……..…….

14) L'aritmetica è troppo difficile. Sono troppo stupido per capirla. ……..…….

15) Vattene. Lasciami solo. Non voglio parlare con te né con nessun altro. E comunque a te non importa niente di quello che mi succede. ……..…….

16) Per un certo periodo stavo andando bene, ma adesso va peggio di prima, Io ci provo, ma mi sembra di non ottenere alcun risultato. Che mi sforzo a fare? ……..…….

17) Mi piacerebbe tantissimo andarci, ma non riesco a chiamarla. E se poi glielo chiedo e mi ride in faccia? ……..…….

18) Non voglio giocare mai più con Pamela. E' proprio stupida e meschina. ……..…….

19) Sono proprio felice di essere figlio tuo e di papà invece che di altri genitori. ……..…….

20) Credo di sapere cosa vorrei fare, ma forse mi sbaglio. Sembra che io faccia sempre le cose sbagliate. Che devo fare papà, lavorare o continuare a studiare? ……..…….

Le risposte esatte 1) felice, sollevato 2) orgoglioso, compiaciuto 3) impaurito, timoroso 4) annoiato, sconcertato 5) inadeguato, scoraggiato 6) affaticato, sconfitto 7) abbandonato, solo 8) vittima di un’ingiustizia, capace 9) in colpa, pentito 10) risentito dell’intromissione genitoriale 11) dubbioso, insicuro 12) arrabbiato, carico d’odio, vittima di un’ingiustizia 13) capace, non desidera essere aiutato 14) frustrato, incapace 15) ferito, arrabbiato, non amato, trascurato 16) scoraggiato, rinunciatario 17) vuole andare, timoroso 18) arrabbiato 19) grato, felice, apprezza i genitori 20) incerto, insicuro

Calcolate 4 punti per le risposte che vi sembrano coincidere con quelle elencate; 2 punti per le risposte che si avvicinano solo parzialmente; 0 punti per le risposte sbagliate.

La vostra capacità di conoscere i sentimenti dei figli è : - Alta se hai raggiunto 61 / 80 - Superiore alla media 41 / 60 - Inferiore alla media 21 / 40 - Scarsa 0 / 20

Tabella dei punteggi

 

Squadra 1

Squadra B

Squadra C

Squadra D

Squadra E

Squadra F

Squadra G

Bambini

 

 

 

 

 

 

 

1

 

 

 

 

 

 

 

2

 

 

 

 

 

 

 

3

 

 

 

 

 

 

 

4

 

 

 

 

 

 

 

5

 

 

 

 

 

 

 

6

 

 

 

 

 

 

 

7

 

 

 

 

 

 

 

8

 

 

 

 

 

 

 

9

 

 

 

 

 

 

 

10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Totale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Genitori

 

 

 

 

 

 

 

1

 

 

 

 

 

 

 

2

 

 

 

 

 

 

 

3

 

 

 

 

 

 

 

4

 

 

 

 

 

 

 

5

 

 

 

 

 

 

 

6

 

 

 

 

 

 

 

7

 

 

 

 

 

 

 

8

 

 

 

 

 

 

 

9

 

 

 

 

 

 

 

10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Totale

 

 

 

 

 

 

 

 

Altre idee di attività

https://scoutsempre.files.wordpress.com/2011/07/uscita-genitori.pdf

https://scoutsempre.files.wordpress.com/2011/07/genitoripe12007.pdf

alla fine del seguente link un questionario da adattare,per approfondire la conoscenza /biografia dei genitori dei ragazzi )

http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/3340/839751-1173006.pdf?sequence=2